Decine di case inagibili, centinaia di persone evacuate alle quali bisogna dare assistenza e un tetto sopra la testa. Case da sgomberare ancora e chiese non più praticabili, alcune perché danneggiate dal terremoto del 24 agosto e da quello del 30 ottobre, altre colpite dalla scossa di magnitudo 5.1 del 18 gennaio scorso.
Scossa che ha dato il colpo di grazia a tanti paesi montani già alle prese con la ricostruzione post-sisma del 2009 e con la conta dei danni dopo i terremoti dell’estate scorsa. Paesi come Pizzoli, Barete, Cagnano Amiterno, nell’Alta valle dell’Aterno, esclusi dal decreto che stabiloisce i confini del nuovo cratere sismico del Centro Italia, eppure epicentro deigli ultimi terremoti, sottoposti a uno sciame sismico estenuante anche da un punto di vista psicologico.
Una lotta, quella dei primi cittadini, come quella di Davide contro Golia per vedersi riconosciuti i danni causati dai terremoti, e riuscire a rientrare nel cratere sismico stabilito dal Governo e dal commissario per la ricostruzione Vasco Errani, unico strumento per poter sperare di avere finanziamenti per ricostruire. Oggi un consiglio comunale congiunto tra i Comuni di Cagnano, Barete e Pizzoli, per elaborare un documento destinato al Governo, a cui i sindaci chiedono di non essere lasciati soli nella battaglia più difficile: quella contro lo spopolamento e la morte dei Comuni dell’entroterra aquilano.