Troppo alcol e troppi bevitori ad alto rischio in provincia dell’Aquila, un territorio con un consumo nettamente superiore alla media (20% contro il 17% del dato nazionale) e il più incline alla bottiglia con un ampio distacco rispetto al resto della Regione.
E’ la ‘fotografia’ scattata da una indagine che la Asl conduce in modo continuativo dal 2007. I dati, che collocano la provincia aquilana oltre i limiti regionali e nazionali, si riferiscono all’arco temporale tra il 2012 e il 2015, e raccolti col metodo Passi, ormai consolidato e studiato da autorità sanitarie e internazionali, tra cui l’Istituto superiore di sanità.
L’inchiesta sanitaria è finalizzata a introdurre correzioni di rotta in termini di sensibilizzazione, informazione e invito alla popolazione interessata a rivolgersi alle strutture sanitarie per intraprendere percorsi di recupero. L’analisi relativa al consumo a rischio di alcol, rientra in una più larga indagine che comprende altri settori della salute dei cittadini, ad esempio lo stile alimentare e il fumo.
Dai 18 ai 69 anni il campione di popolazione contattato dalla Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila, 1.035 le persone intervistate, come spiega la dottoressa Cristiana Mancini del dipartimento di prevenzione della Asl provinciale e coordinatrice coordinatrice della squadra di operatori che ha lavorato al progetto.
La più colpita la fascia di giovani tra i 18 e i 24 anni, e, a seguire, quella tra 25-34 anni. Oltre questa soglia anagrafica, il consumo scende progressivamente: si abbassa tra 35-49 e assume valori molto contenuti tra 50-69 anni. Un quadro allarmante, che fa accendere ancora una volta il campanello d’allarme sulla crisi sociale che avvolge la provincia dell’Aquila in questo difficile post-sisma. L’indagine ha l’intento di valutare la portata del consumo di bevande alcoliche facendo emergere dati che danno una rappresentazione del fenomeno ben oltre il limite di guardia.