Un decremento della produzione di olio di quasi la metà rispetto a quella dello scorso anno: un brutto colpo per l’Abruzzo, anche se, spiega Coldiretti, è garantita la qualità.
Il direttore di Coldiretti Abruzzo, Giulio Federici, sottolinea, tuttavia, che si tratta di un calo fisiologico, perché gli olivi hanno stagioni altalenanti. Per quanto riguarda mosca olearia, parassita che attacca queste piante e le condizioni climatiche, hanno agito soprattutto sulle coltivazioni curate dagli appassionati e non dai professionisti che della produzione di olio fanno un lavoro e che quindi, aggiunge ancora Federici, sanno come gestire le varie situazioni. Ma la qualità è comunque garantita.
“L’andamento della campagna olivicola, che quest’anno registra un considerevole decremento della produzione dell’olio, rimette al centro l’importanza di un prodotto dalle qualità organolettiche eccezionali, alimento principe della dieta mediterranea e simbolo della sana alimentazione. Si registra un decremento di circa il 45% rispetto al 2015 e pari complessivamente a poco più di 8 mila tonnellate di olio (contro i 14.700 circa dello scorso anno con una variazione stimata di 6.600 tonnellate). Un brutto colpo in termini economici che però riporta l’attenzione sull’importanza di un comparto che, in Abruzzo, conta 6 milioni di piante su circa 46 mila ettari che rappresentano circa il 50% della superficie agricola arborea utilizzata, un totale di circa 60 mila aziende di cui 15 mila che coltivano prevalentemente olivo, oltre 350 frantoi e tre Dop presenti nelle province di Chieti (colline Teatine), Pescara (Aprutino Pescarese) e Teramo (Pretuziano delle colline teramane).
Numeri importanti che fanno i conti con una realtà aziendale variegata, che oscilla da una minoranza di imprese specializzate alle aziende a conduzione familiare fino ad arrivare ai numerosissimi “agricoltori della domenica” che si limitano a raccogliere i frutti della terra senza investimenti o lavorazioni del caso (il 75% delle aziende in Abruzzo e’ di piccole dimensioni).
“In una annata come questa, caratterizzata da una riduzione di produzione tanto importante, la qualità dell’olio è stata comunque salvaguardata – spiega Coldiretti Abruzzo – le aziende specializzate hanno seguito le tecniche produttive consigliate programmando la raccolta in base ai giusti indici di maturazione. Va anche evidenziata però un’altra situazione. E cioè che negli ultimi anni la presenza sul mercato di prodotti a basso costo e di provenienza estera ha messo fuori gioco gran parte del prodotto locale in quanto gli agricoltori, non percependo una giusta remunerazione per il proprio olio, hanno spesso abbandonato parte delle superfici o ridotto al minimo la conduzione dei terreni olivetati. Realtà che, in questa annata particolarmente difficile, ha fatto emergere in diverse situazioni anche alcune criticità qualitative. E’ pertanto necessaria una riflessione profonda sulla realtà e sulle problematiche del settore olivicolo in Abruzzo e, in particolare, sul prezzo di un prodotto, l’olio extravergine che, seppur simbolo di salute e di genuinità, resta comunque un bene sottopagato. Basti pensare, giusto per far capire di cosa parliamo, che ogni persona consuma in media al giorno circa 40 grammi di olio pari ad un costo di 32 centesimi, un terzo del costo di un caffè”.
Da qui il monito di Coldiretti di “fare attenzione” a ciò che scegliamo e a non lasciarsi influenzare dai prodotti a basso costo di dubbia provenienza che, soprattutto in un’annata di “magra”, invaderanno il mercato italiano.
In tal senso, le precauzioni da prendere prima di “scegliere un olio” sono almeno tre: guardare con più attenzione le etichette; acquistare extravergini a denominazione di origine Dop, che hanno qualità garantita e standard certificati; acquistare direttamente dai produttori organizzati in tutta la filiera che specificano in etichetta “olio extravergine” e “100% italiano”.