Scuole di specializzazione, la rettrice: “Nessuno scippo”

“Uno scippo”, “una perdita gravissima”, “una sconfitta” per la città. Così è stato commentato dal mondo della politica e ospedaliero il trasferimento della sede legale della scuola di specializzazione di Pediatria dall’Aquila a Chieti.

Un’ennesima spoliazione di un territorio – quello aquilano – che da otto anni combatte per mantenere i suoi standard di qualità nell’ambito della formazione. Una situazione esacerbata anche dalla notizia della chiusura delle scuole di Cardiologia e Neurologia.

Ieri si è tenuto un consiglio comunale straordinario chiesto dal capogruppo di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale, Giorgio De Matteis, che è anche medico dell’ospedale San Salvatore. La rettrice Paola Inverardi, ascoltata durante l’assise civica, ha spiegato che la sede legale della scuola di specializzazione di Pediatria verrà trasferita a Chieti nell’ambito di un accordo quadro stipulato tra i due atenei per mettere in atto collegamenti funzionali in risposta a un decreto interministeriale che ha riorganizzato, diminuendole, le scuole di specializzazione di tutta Italia.

A essere condivise tra i due atenei, sono ben 12 scuole di specializzazioni, divise perfettamente a metà: 6 sedi amministrative a Chieti e 6 all’Aquila. L’Aquila, dunque, non perde la scuola di Pediatria ma soltanto la sua sede legale.

Diverso il discorso per Chirurgia e Neurologia. La loro chiusura è un effetto del nuovo sistema di accreditamento delle scuole di specializzazione. Non tutto è perduto: gli accreditamenti si fanno anno per anno, l’obiettivo dell’ateneo dell’Aquila è rientrare in possesso dei requisiti richiesti per il prossimo anno accademico. Per quanto riguarda Neurologia, la rettrice ha spiegato infatti che c’è stato un problema interno all’università che verrà risolto nel corso dell’anno. Più complessa la situazione per Cardiologia, per la quale è necessario poter contare su una rete formativa solida su cui far confluire gli specializzandi.

Affinché una scuola possa essere attivata, è necessario, ad esempio, che esista un’unità operativa in un ospedale a direzione universitaria; deve essere raggiunto un certo numero di ricoveri, di posti letto, d’interventi chirurgici e altri parametri ancora. E la scuola di Cardiologia sinora ha potuto contare soltanto su una convenzione con una struttura privata, ritenuta assolutamente insufficiente.

IL SERVIZIO DEL TG8:

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Marianna Gianforte: