Coronavirus Abruzzo: con 38 di febbre in fabbrica, operaio rincasa in bus

Coronavirus Abruzzo: un operaio della Val di Sangro è arrivato ai cancelli della fabbrica con 38 di febbre e poi è tornato a casa in autobus. La Fiom scrive a Marsilio.

È accaduto due giorni fa a un operaio della Val di Sangro. L’uomo è stato fermato ai cancelli della fabbrica perché aveva la febbre a 38; non potendo prendere servizio è andato via risalendo sul bus del turno smontante, assieme ad altri lavoratori, con il rischio di aver contagiato altri lavoratori sia all’andata che al ritorno.

La vicenda ha portato la Fiom Cgil della provincia di Chieti a scrivere una lettera aperta al presidente della Regione Marco Marsilio e agli assessori regionali, per evidenziare che la ripartenza ”doveva e deve essere accompagnata da regolare chiare e nulla doveva essere lasciato al caso” e che dunque vanno previste una serie di misure.

“La Regione avrebbe dovuto far fare il test sierologico o il tampone, si sarebbero dovuti fare 10.000 test a tutti i dipendenti dell’industria e dei servizi della Val di Sangro, degli autisti che portano persone”, dice Alfredo Fegatelli, segretario generale provinciale della Fiom di Chieti. “Siamo stati fermi quasi un mese e mezzo e ce la facevano a farli. Zaia ha fatto un test a tappeto su tutta la Regione e non è che la regione Veneto sia più piccola dell’Abruzzo. Se fossi stato il presidente della Regione, preoccupato della mia popolazione avrei preso una tenda, un presidio di controllo in accordo con la Protezione Civile, e l’avrei messa nei vari nuclei industriali dove, se succede un caso del genere, prendo la persona, la porto lì dentro, gli faccio il test e riporto il lavoratore a casa o trovo un sistema per riportare il lavoratore a casa. Se a causa di negligenze organizzative dovesse impennarsi la curva del contagio, non solo sarà un danno alla salute per molti cittadini, ma si metterà a rischio l’intero sistema produttivo.”

TUTTE LE NOTIZIE SUL CORONAVIRUS, CLICCA QUI