È morto mentre discuteva con il sindaco a Sant’Eufemia a Maiella l’allevatore Iacobucci: era stato il datore di lavoro del pastore macedone Hasani, che nel 1997 uccise sul Morrone due turiste, ferendone una terza.
Mario Iacobucci stava discutendo con il sindaco del comune dell’entroterra pescarese e con un altro allevatore sull’assegnazione dei terreni per il pascolo nella sede municipale di Sant’Eufemia a Maiella, quando è morto per un infarto.
L’allevatore 61enne era balzato agli onori delle cronache, essendo stato il datore di lavoro del pastore macedone Alivebi Hasani, che il 20 agosto del 1997 uccise sul Morrone due turiste padovane e ne ferì una terza: vicenda per la quale Iacobucci patteggiò una condanna a un anno di reclusione per porto e detenzione di armi clandestine, per avere affidato al pastore le pistole usate per gli omicidi.
La morte improvvisa di Iacobucci ha lasciato attoniti quanti lo conoscevano. Sul decesso dell’allevatore la procura di Pescara ha fatto alcuni accertamenti per verificare, come è poi è stato acclarato, che si trattasse di morte naturale.
Scosso anche il sindaco di Sant’Eufemia a Maiella Francesco Crivelli. “È stata un’esperienza terribile. Stavamo discutendo pacatamente, c’era anche la moglie e un altro allevatore, di un ricorso che Iacobucci ha presentato sull’assegnazione dei terreni per i pascoli, quando si è sentito male. Ho chiamato i soccorsi, ma non c’è stato nulla da fare. Un’esperienza che ricorderò per tutta la vita”.
Mario Iacobucci lascia la moglie e due figli.
Il delitto del Morrone (Hasani uccise Tamara Gobbo e Diana Olivetti e ferì Silvia Olivetti, che riuscì miracolosamente a fuggire e a dare l’allarme) aveva segnato profondamente l’allevatore Iacobucci, tanto che in più occasioni chiese perdono alle famiglie delle ragazze, perché si sentiva in qualche modo responsabile della follia che aveva compiuto il pastore macedone. Hasani, dopo essere stato condannato al carcere a vita e aver trascorso una decina di anni nelle carceri italiane, tra cui quello di Padova, a meno di dieci chilometri da Albignasego, paese dove risiedevano le ragazze uccise, venne trasferito in Macedonia per scontare il resto della pena.