Spiagge indifese colpite da erosione: La cura può essere peggiore del male” Secondo Legambiente è necessario liberare la costa dal cemento attraverso una radicale riqualificazione dell’esistente ed una nuova pianificazione.
Le ultime mareggiate che hanno colpito tratti della costa tra Torino Di Sangro e Casalbordino, secondo quanto dichiarato dai rappresentanti di Legambiente in una nota, riportano al centro il dibattito sulla difesa e sulle opere da realizzare per tutelare le nostre spiagge. L’erosione è un fenomeno naturale, amplificato dall’ antropizzazione e conseguente cementificazione della costa, dalla riduzione dell’apporto solido dei fiumi in mare e da un’inadeguata gestione del problema da parte delle amministrazioni.
Vogliamo ricordare il triste primato della nostra regione che si pone tra i primi posti per la cementificazione della costa, sottolineano ancora gli esponenti di Lagambiente. L‘Abruzzo su un totale 143 km ne ha urbanizzati 91 km, il 63% è stato modificato irreversibilmente con un tasso di erosione del 61%. Questi i dati impietosi dello studio di Legambiente. Aspetto, forse ancor più grave, è la dimensione delle trasformazioni avvenute dopo il 1985, anno dell’entrata in vigore del vincolo di inedificabilità entro i 300 metri dalla linea di costa e del sistema di pianificazione paesaggistica regionale previsto della Legge 431/1985, detta legge “Galasso”. Malgrado la norma sono stati cancellati altri 7 km di paesaggi costieri nella nostra regione.
Mentre le spiagge, vedi Casalbordino, si assottigliano di mareggiata in mareggiata, le stesse infrastrutture costiere esistenti restano esposte all’aggressione marina, mentre le opere di difesa, poste a protezione degli arenili in erosione, quando non sono nulle, rischiano di accelerare ed aggravare i processi erosivi in spiagge adiacenti e di alterare in modo significativo la morfologia, l’ecosistema ed il paesaggio delle coste.
“Nonostante questa consapevolezza – dichiara Luzio Nelli, resp. consumo di suolo Legambiente Abruzzo – si continua a proporre barriere artificiali come linea di difesa con opere rigide che non risolvono il problema anzi accelerano processi erosivi. Nella comunità scientifica internazionale e italiana, è universalmente accettato che questo tipo di soluzioni progettuali, sono causa di problemi ambientali, di sicurezza per la balneazione e non risolvono il problema.”
“Vanno evitati progetti invasivi e mancate o errate pianificazioni – dichiara Giuseppe Di Marco, presidente Legambiente Abruzzo – Bisogna lavorare per un approccio integrato e complessivo di riqualificazione della costa e del territorio, come concreta e duratura azione risolutiva. E’ il momento di mettere in campo scelte precise come l’istituzione del Parco nazionale della costa teatina che può garantire una corretta pianificazione complessiva dell’intera Costa dei Trabocchi e risorse utili alla causa. E’ finito il tempo delle mezze scelte o del tutto insieme, va presa una direzione, per noi l’unica possibile che è quella del Parco, anche per garantire una giusta qualità ambientale, economica e sociale dell’intera costa. Anche le amministrazioni locali devono uscire fuori da questo stallo ed assumersi la responsabilità di una scelta che blocchi la cementificazione.”