A Bussi la mancata bonifica della discarica diventa oggetto di un fascicolo aperto dalla Procura di Pescara.
A ricostruire la vicenda è un articolo pubblicato oggi dal quotidiano Il Centro, in cui si legge che la Procura della Repubblica di Pescara ha aperto un fascicolo contro ignoti per un’ipotesi di reato di omessa bonifica della mega discarica di rifiuti tossici e nocivi di Bussi sul Tirino in provincia di Pescara.
“Il fascicolo è nelle mani del procuratore aggiunto, Anna Rita Mantini, che è anche il coordinatore del settore relativo ai reati ambientali, e del collega Luca Sciarretta”, si legge nell’articolo del quotidiano ‘Il Centro’, a firma di Maurizio Cirillo. “Adesso che tutti i passaggi burocratico-amministrativi sono stati conclusi, la Procura può tornare a mettere le mani su questo scandalo che va avanti dal 2007, da quando cioè gli uomini dello scomparso generale della Forestale Guido Conti scoprirono la più grossa discarica di rifiuti tossici e nocivi d’Europa”.
Da allora, ricostruisce Cirillo, “è stato un susseguirsi di alterne vicende su questa storia, dove non sono mancati ‘veleni’, diversi da quelli interrati negli anni, che hanno finito per toccare anche il giudice che aveva emesso la sentenza penale di primo grado, per arrivare all’ultimo grado di giudizio dove, nel 2018, sono scattate le scontate prescrizioni e qualche assoluzione”.
Un punto, si ricorda, è rimasto fermo: “la responsabilità di chi ha inquinato, e cioè la Edison, che dovrà pagare le spese di bonifica. E questo importante e storico passaggio è stato oggetto dell’ultima decisione del Consiglio di Stato che ha confermato la decisione del Tar Abruzzo, attribuendo alla Edison la responsabilità di agire nella bonifica delle aree altamente inquinate 2A e 2B a ridosso del centro abitato di Bussi sul Tirino”.
Assodato che Edison deve occuparsi della bonifica, “restava da verificare che fine avrebbero fatto i 50 milioni stanziati dal Ministero dell’ambiente per quella stessa bonifica, alla luce dell’annullamento della gara a opera dello stesso ministero”.
Il timore era che la somma, restituita dal Ministero dell’ambiente a quello dell’economia, ricorda l’articolo del Centro, venisse cancellata dopo l’ultima sentenza del Consiglio di Stato.Sul punto è intervenuto qualche giorno fa il sottosegretario all’ambiente, Roberto Morassut: “Il ministero – ha detto – ha agito in piena coerenza e correttezza a tutela del territorio e dei cittadini abruzzesi.Le risorse pubbliche già destinate alla bonifica torneranno a breve nella disponibilità del Ministero e potranno essere utilizzate, d’intesa con la Regione Abruzzo, per altri interventi di bonifica all’interno dello stesso sito”.