Si Celebra oggi, martedì 20 maggio, il 50 esimo anniversario dello Statuto dei Lavoratori. Il messaggio del segretario generale della Cgil Abruzzo Molise, Carmine Ranieri.
Il 50° anniversario dello Statuto dei Lavoratori cade in un periodo molto particolare della storia del nostro paese e di tutti noi. Non avremmo mai creduto di celebrarlo in una condizione di forte restrizione della mobilità e nel mezzo di una delle più grandi crisi economiche ed occupazionali di tutti i tempi.
Eppure, proprio per questa situazione che stiamo vivendo, oggi è essenziale aprire un dibattito ed una riflessione su cosa ha rappresentato questa legge per le lavoratrici e i lavoratori e per rimettere al centro il tema del lavoro alla luce dei grandi cambiamenti che si sono prodotti dagli scorsi decenni.
Lo Statuto trae origine dalla Costituzione Italiana. Fu il segretario generale della CGIL, Giuseppe di Vittorio, a lanciare l’idea di uno Statuto dei Lavoratori nel congresso del 1952.
Il dibattito politico durò molti anni subendo continuamente delle battute d’arresto; senza la lotta dei sindacati confederali e degli operai non si sarebbe fatta molta strada. Le lotte sindacali della fine degli anni ‘60 e l’Autunno caldo hanno posto le basi per l’approvazione dello statuto e per il cambiamento del paese nei suoi assetti sociali, culturali, economici.
Una legge voluta da una parte politica attenta e da giuslavoristi d’eccezione come Gino Giugni, ma prodotta sotto la spinta delle lotte del movimento dei lavoratori che ha fatto comprendere la necessità di regolamentare il lavoro dentro le aziende.
Con lo Statuto dei Lavoratori la Costituzione entra nelle fabbriche, si salvaguardano i diritti alla salute, di opinione, di libertà di riunione, di non essere spiati, di non essere licenziati arbitrariamente, di assemblea, di sciopero, di referendum, si ufficializzano le rappresentanze sindacali.
In un periodo complicato come quello che stiamo vivendo, non possiamo limitarci a raccontare quel che è stato ma più che mai dobbiamo interrogarci su cosa resta di quella stagione e di quella riforma e “quel che è stato” deve costituire un esempio per ricostruire un orizzonte in cui il lavoro diventi nuovamente elemento centrale nelle politiche del paese.
Dagli inizi degli anni novanta assistiamo all’avanzata di una cultura che ha portato alla riduzione delle tutele, dei diritti e dei salari ma dobbiamo riflettere sul fatto che tutte le teorie a fondamento dello smantellamento dello Statuto dei Lavoratori hanno fallito dal punto di vista economico e sociale. Abbassando diritti e salari e aumentando la precarietà non si crea più occupazione e non aumenta la produttività del Paese. Precarietà, discriminazione di genere, assenza di diritti portano ad un impoverimento economico e sociale e rappresentano un ricatto inaccettabile per le lavoratrici e per i lavoratori.
Dobbiamo avere la forza di arrestare questa deriva e dobbiamo rilanciare la nostra iniziativa per estendere i diritti a tutte le persone che lavorano. Dobbiamo ribadire che conoscenza, scuola, innovazione, ricerca, alta qualità sono le componenti che faranno la differenza dello sviluppo e che favoriscono la creazione di posti di lavoro.
Lo Statuto dei lavoratori venne pensato per la tutela degli operai e degli impiegati nella grande fabbrica. Dobbiamo continuare a tutelare questi lavoratori ma dobbiamo anche pensare che il lavoro non si svolge più solo nelle fabbriche, ma anzi aumenta sempre più il lavoro frammentato e questa tipologia di occupazione si incrementerà ulteriormente nei prossimi anni. Aumentano vertiginosamente i lavoratori precari, non contrattualizzati, ricattati, cui lo statuto dei lavoratori non si applica.
Oggi dobbiamo far tornare al centro il valore del lavoro e per farlo abbiamo bisogno di un nuovo statuto che garantisca davvero TUTTI i lavoratori.
Per consentire ciò, la CGIL ha presentato in Parlamento la CARTA DEI DIRITTI, una proposta di legge di iniziativa popolare che ha visto la raccolta di oltre un milione e mezzo di firme di cittadini, proprio per riconoscere a tutti i lavoratori gli stessi diritti. I diritti sanciti con lo Statuto del 1970 e anche nuovi diritti.
Diritto alla disconnessione, alla formazione permanente, alla partecipazione alle decisioni dell’azienda, alla contrattazione degli algoritmi che regolano il lavoro, alla riservatezza nel lavoro a distanza.
Festeggiare il 50° dello Statuto dei Lavoratori oggi significa rivendicare per tutte le lavoratrici e i lavoratori, indipendentemente dal tipo di contratto (lavoratori subordinati, partite iva, collaboratori,…) l’applicazione concreta dei principi costituzionali.