L’Aquila, progetto urbano di Porta Leoni (4 mln di euro) finito nel dimenticatoio

Si chiama “progetto urbano unitario di Porta Leoni” ed è uno dei programmi di riqualificazione che la giunta Cialente aveva inserito, nell’ambito del Piano di ricostruzione della città, tra quelli “speciali”.

Quattro milioni di euro stanziati con delibera Cipe nel 2017, con un anticipo di 400mila euro per la progettazione, destinati a riqualificare una delle zone più belle dell’Aquila, tra la basilica di San Bernardino – da poco meravigliosamente restaurata – e le mura cittadine. Soldi che lo Stato ha concesso all’Aquila per un progetto di cui, però, si è persa traccia con il passaggio dalla vecchia alla nuova amministrazione.

Ma di cosa si tratta? Con 4 mln di euro l’area urbana del centro storico per anni abbandonata alla deregulation edilizia – nell’intenzione progettuale – dovrebbe diventare uno dei luoghi più paesaggistici e suggestivi, una chicca architettonica di ampio respiro. A partire dalla sistemazione e restauro della zona storica di Porta Leoni, San Bernardino e Santa Maria di Farfa, all’interno delle mura cittadine, con la creazione di un’area verde e di un belvedere, con vista Gran Sasso, Maiella, Velino Sirente; la realizzazione, poi, – sempre secondo progetto – di un parcheggio sotterraneo, ma anche il recupero delle mura cittadine (con un camminamento) adesso occultate dalle vecchie palazzine Ater, e un intervento più ampio che permetterebbe di riscoprire il Convento di San Domenico che per tanti anni è stato un distretto militare.

Per questo programma urbano, il 9 giugno del 2017 è stata firmata l’intesa tra il Comune dell’Aquila (all’epoca ancora amministrazione Cialente) e l’Ater ( l’Agenzia regionale per l’edilizia residenziale) ed è stato architettato in modo che per il Comune non ci siano esborsi in denaro: infatti prevede la permuta per un valore di oltre 7 milioni di euro con 60 nuovi alloggi – 40 nel quartiere di Pettino, ricostruiti dopo il sisma e  antisimsici, – e gli altri nel centro storico della città. In pratica, l’equivalente in denaro degli alloggi Ater di porta Leoni il Comune lo avrebbe restituito in alloggi, recuperando in questo modo immobili importanti. Un progetto, però, di cui non si sa più nulla.

Gli appartamenti che il Comune secondo l’accordo dovrebbe scambiare con l’Ater – come si diceva – sono quelli del “Consorzio 201” di via Francia, a Pettino, realizzati da un consorzio di cooperative che ha costruito diverse palazzine. Un’ottantina di questi alloggi sono oggi liberi in quanto i proprietari hanno optato, al momento della ricostruzione, per l’abitazione equivalente e hanno lasciato via Francia. Su questi il Comune, che ne è diventato proprietario in base alle norme post-sisma, ha chiesto lo scambio con i palazzi Ater a ridosso di Porta Leoni, oggi fatiscenti e nel degrado, che verranno abbattuti, con uno spazio urbano da recuperare, la realizzazione di un parcheggio sotterraneo ma anche il recupero delle mura cittadine (con un camminamento) adesso occultate dalle vecchie palazzine Ater, e un intervento più ampio che permetterebbe di riscoprire il Convento di San Domenico che per tanti anni è stato un distretto militare.  L’atto di procedimento amministrativo per l’acquisizione dell’area sulla quale sorgono gli alloggi di Porta Leoni era stato siglato dall’ex sindaco Massimo Cialente e dall’amministratrice unica dell’Ater, Francesca Aloisi.

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