La Solvay presenzia la Commissione regionale d’inchiesta sul Sin di Bussi. Il Presidente Blasioli: “Da Solvay la conferma che dal 2018 al 2020 le misure di prevenzione delle discariche 2A e 2B non hanno funzionato”.
Si è svolta con la presenza del rappresentante della Solvay la commissione regionale odierna sul Sin di Bussi, presieduta dal consigliere Antonio Blasioli. L’ingegner Marco Colatarci, responsabile legale del gruppo e Regional Representation Europe Solvay Country Manager Italy è stato uno degli ospiti, insieme ad Amerigo Zona, responsabile scientifico Progetto Sentieri dell’Istituto Superiore Sanità, che ha condotto un primo studio epidemiologico sugli 11 Comuni del SIN.
“È stata una seduta importante, perché Solvay, subentrata ad Ausimont, spin off della Montedison nella proprietà delle aree di Bussi dal 5 maggio 2002, non si è sottratta al confronto, ma ha partecipato alla Commissione, chiarendo tutti gli aspetti della presenza della multinazionale chimica belga e mettendo a nostra disposizione dati e documenti, cosa non è accaduta con Edison”, ha commentato il presidente della Commissione dìinchiesta su Bussi, Antonio Blasioli.
“I tre rappresentanti della Solvay hanno ripercorso tutte le tappe della loro presenza a Bussi, da quando la società divenne operativa all’inizio del 2003, quando sono cominciate le attività del sito, volte innanzitutto a renderlo più sostenibile e moderno. Hanno subito rimarcato che nel 2001 Edison aveva dato loro un piano di caratterizzazione eseguito sulle aree oggetto di acquisto, eseguito nuovamente nel 2003, con risultati nettamente differenti. Hanno altresì specificato che è in via di definizione il contenzioso commerciale aperto proprio con Edison per via di questa situazione e per la mancata conoscenza delle discariche 2A e 2B.
Solvay ha avuto modo di elencare anche le misure di Mipre (messa in sicurezza), adottate nell’area quale soggetto proprietario non inquinatore, evidenziando le varie prese di posizione di enti locali e Ministero nel corso degli anni, fino alla realizzazione del capping leggero nelle aree limitrofe alla Turbogas, ma non nelle aree a nord (2A e 2B) interrottesi per via dell’accordo di programma di cessione di dette aree al Comune di Bussi e ha specificato che le stesse aree sono state sottoposte a sistemi di “emungimento” delle acque di falda inquinata, non convogliate al TAF (cosiddetto trattamento di pump and treat), il cui svuotamento e manutenzione si sono interrotti il 1 agosto 2018 e che ancora oggi non si sa se sono state riattivate.
Una conferma della pericolosità mai cessata del sito è arrivata anche dall’audizione del dottor Amerigo Zona, dell’Istituto Superiore di Sanità e responsabile dello studio Sentieri, acronimo che sta per Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento, che nel quinto rapporto ha preso in esame anche la situazione degli 11 Comuni compresi nel SIN di Bussi dal 2003 al 2013.”
La Commissione tornerà a riunirsi il 5 agosto e potrebbe essere l’ultima seduta per rispettare il termine di 6 mesi concesso alle Commissioni speciali d’inchiesta dallo statuto della regione Abruzzo.
“Ho chiesto una proroga, consapevole dell’enorme impulso che la Commissione ha dato in questi sei mesi a tanti problemi ancora aperti sulle varie discariche del Sin”, ha aggiunto Blasioli. “Ci sono argomenti ancora da trattare, anche quelli relativi ai siti dei privati, e ci sono ancora aspetti legati alla salute e alla reindustrializzazione da affrontare, nonostante la Commissione, prima con il Presidente Legnini e poi con me, abbia lavorato tutte le settimane.
Sono convinto che se le altre forze politiche si autodetermineranno in tal senso, si potrebbe trovare una soluzione per arrivare a dicembre e terminare il lavoro. Se così non dovesse essere, invece, a novembre porteremo in aula la relazione conclusiva che fotografa la situazione.”