Lacrime e applausi ieri a La Civitella a Chieti per il concerto evento di Ezio Bosso: le “stanze” della sua vita in un pentagramma di emozioni e brividi.
Il cielo smette di piangere le vittime del terremoto, come lui stesso dirà un istante dopo, alle 21.15 in punto: Chieti e il suo bel anfiteatro de La Civitella si fermano per il minuto di silenzio, a luci spente, a cui Ezio Bosso partecipa commosso. Non sarà quello l’unico momento in cui lo straordinario pianista condurrà per mano il pubblico nei corridoi della paura e della morte, ma anche della libertà e del sapere e sapersi sorridere. Quello che i più fortunati, molti dei quali a caccia dell’ultimo biglietto fino a pochi istanti prima del concerto, hanno potuto vedere ieri sera non è stato un musicista che suona la sua musica: Bosso non è solo un talento che il mondo ci invidia, Bosso non è solo un pianista. Non importa la fatica che spende per parlare col suo pubblico, nulla può quella malattia che sembra divorarlo e farlo rinascere al tempo stesso ( come lui più volte dirà anche al pubblico di Chieti): Ezio Bosso non è solo con il suo amato piano su quel palco sobrio e intimo, Bosso è con la storia della sua vita e quella di ciascuno di noi. Sì, ciascuno di noi perchè le 12 stanze ( questo il titolo della sua ultima produzione musicale) che racconta suonandole e descrivendole sono stanze nelle quali ognuno di noi è passato o passerà, forse perdendosi forse ritrovandosi. Quella di Ezio Bosso non è solo musica: la sua è poesia, filosofia di vita, stravaganti azzardi piuttosto che brividi appena accennati. Bosso racconta al pubblico di Chieti la sua infanzia, l’amore per Emily Dickinson e l’odio per la sua prima maestra di pianoforte, la forza di passare da una “stanza” all’altra sempre pronto a correre qualsiasi rischio, qualsiasi. Bosso rende melodia la vita persino quando nei suoi momenti più ostili rischia di farci scoprire deboli e vigliacchi. Bosso suona sorrisi e slanci, paure messe a tacere e bui illuminati. Bosso sembra chiedere, pretendere quasi, da quel suo meraviglioso piano di andare oltre i suoi suoni: dopo due ore di concerto ( termine che appare così riduttivo) il pubblico di Chieti è in piedi e in lacrime. Bosso saluta, ringrazia e lancia un messaggio che sembra perforare il cielo grigio come fosse un timpano da lasciare scosso: “Sorridete. Sorridete sempre perchè un giorno salvato da un sorriso è un giorno migliore in una vita non sempre alleata”. Inutile parlare della sua malattia oppure dei brani regalati al pubblico abruzzese: per questo ci sono fiumi di interviste e intere collezioni dei suoi brani più famosi, per l’invito a non essere scontati e infelici, c’è la fortuna di chi lo ha applaudito ieri sera a Chieti per 10 minuti.