Sul DL Semplificazioni la segreteria del Forum H2O esprime perplessità sui risvolti legati all’ambiente: “La politica del gambero”.
“Bene alcune modifiche su Valutazione di Impatto Ambientale (con un errore clamoroso), usi civici e bonifiche richieste da 170 associazioni e comitati nazionali e locali”, si legge nella nota della segreteria del Forum H2O. “Molto male le nuove norme che azzerano il dibattito pubblico sulle grandi opere per tre anni, trasformano il TAR in un “correttore di bozze” nei ricorsi sulla V.I.A. e regalano risorse a petrolieri e affini alla faccia del clima.
Il passaggio in Senato del DL Semplificazioni ha visto correggere solo alcuni dei gravi provvedimenti sulla Valutazione di Impatto Ambientale e sulle bonifiche che erano stati denunciati da un gruppo di 170 tra comitati e associazioni nazionali e locali; allo stesso tempo il testo è peggiorato di molto su alcune questioni dirimenti come quelle del dibattito pubblico sulle grandi opere, sull’efficacia concreta delle sentenze del TAR in materia di Valutazione di Impatto Ambientale e sulle fonti fossili.
Veniamo alle buone notizie.
Sono sette gli emendamenti proposti dalle associazioni/comitati che sono stati recepiti integralmente o parzialmente.
Sulle bonifiche, si ristabilisce l’obbligo di bonifica per le acque sotterranee che la versione del Governo aveva messo in discussione, con la certificazione dell’avvenuta bonifica e svincolo delle garanzie finanziarie già a partire dalla bonifica dei soli suoli. La versione approvata in Senato consente di svincolare i suoli mantenendo però invariati gli obblighi di bonifica per le altre matrici, prevedendo lo svincolo delle garanzie finanziarie che il privato deve depositare solo alla fine di tutte le bonifiche e non, come aveva proposto il Governo, da subito con la certificazione di bonifica per il solo suolo.
Su questo argomento, invece, a nulla sono valsi i richiami delle associazioni per evitare la complicazione dell’aggiunta di un passaggio di analisi preliminare nei Siti Nazionali di Bonifica invece di andare direttamente alle caratterizzazioni (la verifica dello stato dell’inquinamento) come si fa oggi.
Sulla Valutazione di Impatto Ambientale i miglioramenti riguardano i tempi della partecipazione dei cittadini per poter depositare osservazioni sui progetti, che vengono riportati a quelli ante-decreto per la Verifica di Assoggettabilità a V.I.A. (si torna ai 45 gg) e per la V.I.A. nazionale (si torna a 60 gg). Peccato, però, che contestualmente i senatori abbiano fatto un errore clamoroso, tagliando i tempi della partecipazione per le V.I.A. di livello regionale (cave, rifiuti ecc) portandoli a soli 30 gg!
Così arriviamo al paradosso che per i progetti più semplici che fanno la verifica di assoggettabilita’ a V.I.A. regionale avremo più tempo (45gg) per esaminare gli elaborati e predisporre le osservazioni che per un progetto più complesso che fa la procedura di V.I.A. diretta (30gg). Una norma chiaramente illogica e per questo anti-costituzionale
Sempre sulla VIA segnaliamo l’approvazione di un emendamento propositivo che avevamo segnalato ai senatori, quello relativo all’obbligo, una volta terminati i lavori di un’opera sottoposta a V.I.A., di depositare e rendere pubblici i documenti di fine lavori (collaudo ecc) comprensivi di una relazione sull’attuazione delle prescrizioni di carattere ambientale. Un modo per rendere cogenti i controlli sull’effettiva realizzazione degli interventi di mitigazione e sulla coerente realizzazione delle opere che troppo spesso si perdono lungo la strada permettendo anche grossi risparmi a scapito della qualità ambientale.
Approvati anche due emendamenti abrogativi delle norme governative che spianavano la strada alla realizzazione di gasdotti nelle aree di uso civico senza il coinvolgimento delle comunità che ne detengono i diritti. Infine è stato abrogato un comma che permetteva di procedere alla V.I.A. senza aver raccolto prima i dati delle indagini archeologiche preventive, come in maniera inusitata aveva preteso di fare il Governo.
Veniamo alle cose negative.
Di gravità inaudita l’approvazione di un emendamento che permette fino al 2023 di derogare al dibattito pubblico sulle grandi opere, previsto da una decreto del 2018. Evidentemente le lobby di questo paese continuano a temere il dibattito alla luce del sole sull’utilità di questi interventi che si devono fare e basta, evidentemente, anche a costo di scandali e sperpero di denaro pubblico.
Alla faccia della lotta ai cambiamenti climatici, nel passaggio in Senato viene introdotta la corsia preferenziale con dimezzamento dei tempi per la trattazione dei ricorsi al TAR concernenti la costruzione di nuovi oleodotti e gasdotti. Insomma, le opere fossili per il Senato devono essere fatte velocemente. Altri regali a petrolieri ed affini che giungono dal Senato, oltre a quelle già entrate nel decreto dalla porta principale del Governo (ad esempio, sulle autorizzazioni per i gasdotti), le norme che tagliano il pagamento degli oneri concessori per i giacimenti, che consentono di trasformare prioritariamente i giacimenti in stoccaggi di CO2 (con prove sperimentali senza fare la V.I.A.) e la localizzazione sulle piattaforme di non precisati impianti del Piano Clima Energia, in modo tale da non far pagare ai petrolieri gli oneri per la riqualificazione dei siti. Sugli stoccaggi si delinea il grande affare del futuro: presto dovremo pagare profumatamente il servizio di smaltimento della CO2 proprio a chi ci sta portando sull’orlo del baratro della crisi climatica, visto che i giacimenti sono sotto concessione dei petrolieri che si accaparreranno anche il servizio di stoccaggio della CO2 in regime di monopolio. Davanti all’emergenza clima, ridotti allo stremo, sanno che potremo pagare profumatamente i servizi per mitigare il surriscaldamento dell’atmosfera.
Infine la cosa più grave, che oscura i punti che sono stati risolti, riguarda il TAR e le sue decisioni relative alle sentenze sulla legittimità delle valutazioni di impatto ambientale. Ebbene, praticamente i giudici diventeranno quasi dei “correttori di bozze”, in quanto il proponente di una cava, di un impianto di rifiuti ecc., anche se sconfitto al TAR, magari su aspetti connessi all’impatto sanitario non valutato, potrà chiedere alla pubblica amministrazione di ritornare sul caso. Quest’ultima sarà obbligata a provvedere “alle integrazioni necessarie per superare i rilievi della sentenza”. Cosa ancora più grave, attraverso una procedura semplificata che permette addirittura di by-passare il confronto pubblico. Una modalità a nostro avviso contraria alle norme comunitarie che non farà altro che aumentare il contenzioso, visto che i ricorrenti a quel punto non potranno che depositare altri ricorsi al TAR.
I comitati hanno dimostrato non solo di saper denunciare in maniera fondata le storture che il Governo aveva introdotto ma anche di essere propositivi per avere un paese moderno che dell’ambiente tratta non solo a chiacchiere ma in maniera concreta. Peccato che buona parte della politica insegua slogan e lobby come dimostra l’impianto complessivo di questo Decreto. Riconosciamo l’impegno di alcuni senatori che hanno depositato emendamenti che andavano nella direzione da noi auspicata. Noi continueremo a lottare per evitare che la nostra terra sia coperta da cemento e grandi opere inutili (se non per i bilanci delle grandi aziende). La crisi del Covid non sta insegnando nulla, anzi. Lo sfruttamento del Pianeta si fa sempre più spietato.”