Anche L’Aquila ha risposto alla mobilitazione nazionale lanciata dalla rete “scuole in presenza” con una manifestazione pacifica, di domenica pomeriggio dinanzi all’Emiciclo, che si è svolta in contemporanea anche ad Avezzano e in altre città italiane.
Un modo per chiedere la riapertura delle scuole perché, secondo il comitato spontaneo che si è creato e che raccoglie sia alcuni genitori che insegnanti, non ci sono i numeri, almeno sul territorio aquilano, per giustificare questo provvedimento di chiusura delle scuole che, secondo l’ordinanza di Marsilio, salvo altri rinvii, dovrebbero riaprire dopo Pasqua. Zaini, astucci e quaderni dinanzi all’Emiciclo con cartelli “Mai più Dad” oppure “Dimenticati a distanza” o ancora “Casa nostra non è una scuola”.
Il Comitato, come è noto, ha anche presentato un ricorso. L’avvocato Alessia Giovannelli nei giorni scorsi ha ricevuto il rigetto del Tar ma già sta preparando l’appello al Consiglio di Stato che, a suo giudizio, aveva indicato al Tar la necessità di fare zonizzazioni provinciali e dunque differenziazioni per i territori. Invece il presidente Umberto Realfonzo da in pratica ragione alla Regione motivando con una recrudescenza del virus a livello nazionale. Alla manifestazione c’era anche qualche genitore non appartenente a comitati, di bimbi in prima elementare, come ad esempio Adele Ciccani che ha rappresentato le grandi difficoltà dei bambini ai primi approcci con la scuola.