Mezzo milione di euro, tra assegni e contanti, è stato trovato dalla Guardia di Finanza in una cassetta di sicurezza intestata ad un parente stretto del Capogruppo regionale di Forza Italia Mauro Febbo nell’ambito delle indagini sulla sanità. Febbo avrebbe riferito ai finanzieri di saper fornire indicazioni sulla provenienza del denaro ed ha chiesto di voler essere interrogato per fornire tutti i chiarimenti.
Febbo insieme al Presidente del Consiglio regionale Sospiri, e ad altri politici, manager e funzionari, è accusato di corruzione nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Pescara su sanità e appalti che vede coinvolto l’imprenditore Vincenzo Marinelli. 21 le persone indagate.
Secondo quanto si è appreso i soldi sono stati trovati in una cassetta di sicurezza, custodita in una banca di Pescara, intestata a un parente stretto del consigliere regionale di centrodestra.
Resta da verificare se il denaro possa essere in qualche modo riconducibile alla specifica indagine: il Capogruppo regionale di Forza Italia, Febbo avrebbe riferito ai finanzieri di saper fornire indicazioni sulla provenienza del denaro ed ha chiesto di voler essere interrogato per fornire tutti i chiarimenti.
L’avvocato Massimo Cirulli, legale dell’ex assessore regionale Febbo, in una nota precisa che:
“In relazione alle notizie di stampa circa il rinvenimento, in una cassetta di sicurezza nella disponibilità di Mauro Febbo, di denaro e valori di ingente ammontare nel corso della perquisizione eseguita d’ordine della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pescara il 3 u.s., avverto la necessità di precisare che il contenuto è interamente riconducibile all’attività professionale del cliente, ragioniere tributarista attivo da oltre quarant’anni. Non trattasi, pertanto, di profitto del reato di corruzione o di altro illecito. D’altronde, il cliente era stato reso destinatario, nelle precedenti settimane, dell’avviso di proroga delle indagini preliminari, nel quale si ipotizzava la commissione del reato di corruzione. Se il contenuto della cassetta fosse stato di illecita provenienza, il cliente si sarebbe affrettato a prelevarlo, mentre a tanto non ha provveduto neppure a seguito dell’accesso eseguito dalla polizia giudiziaria, a riprova della sua buona fede.
Con istanza depositata il 6 u.s. ho chiesto al P.M. di sottoporre ad interrogatorio l’indagato, che in quella sede potrà fornire convincente dimostrazione della lecita provenienza del denaro e dei valori rinvenuti nella cassetta di sicurezza.
Mauro Febbo riafferma, mio tramite, la sua totale estraneità ai fatti contestatigli: non soltanto non ha ricevuto dazioni corruttive od altrimenti illecite da parte di nessuno, ma ha fermamente avversato – come risulta documentalmente provato – il progetto di finanza relativo alla costruzione e gestione del nuovo polo oncologico presso l’ospedale di Chieti. Confida, pertanto, nella sollecita archiviazione del procedimento penale”.