La chiesa non solo come luogo di culto ma come patrimonio identitario, il collante di una comunità. Eppure, a 12 anni dal terremoto che ha colpito L’Aquila, accade che un paese del cratere, San Demetrio ne’ Vestini, non veda ancora una chiesa ricostruita. Non è l’unico caso nell’Aquilano, dove in generale molto è stato fatto e ancora troppo è da terminare.
Ma la particolarità, in questo borgo suddiviso in “ville” (piccoli quartieri) è che le 12 chiese sono ancora terremotate come nel 2009. Tra queste ce n’è una del 1200, nella villa di san Giovanni. Un’altra del 1600, la Santissima Annunziata, che versa in uno stato di grave degrado, nella villa di Cardabello. Un dossier redatto dall’ingegner Paolo Caporaletti avverte di un “rischio crollo della cupola”. L’architetto del Segretariato regionale Mibact Augusto Ciciotti, interpellato dall’Ansa, su questo è più rassicurante:
“Qualche lesione c’è ma non c’è un rischio di crollo imminente, chiaramente in una situazione di staticità. Preoccupa invece la situazione igienico-sanitaria interna, per la presenza di guano e il rischio di tossicità”. Dal 2009 sembra non si possa entrare neanche per ripulire lo spesso strato di escrementi di piccioni – entrati da finestre rotte e non chiuse tempestivamente nel dopo terremoto – che danneggia arredi, statue e coro lignei e tele del 1700. Tuttavia, se dovessero arrivare altre scosse – ipotesi non da escludere in un territorio sismico come l’Appennino – non si può sapere come reagirebbe la struttura. “Lo stato attuale della chiesa è molto preoccupante – scrive nella relazione l’ingegnere Caporaletti -. All’interno, oltre al guano che ricopre tutto, vi sono crepe, lesioni sul tetto e infiltrazioni d’acqua”. Per pericolo di crolli sono state chiuse le vie laterali che costeggiano l’edificio religioso.
I problemi per la chiesa sono nati con il terremoto del 2009: è stata dichiarata subito inagibile ma non è stata messa in sicurezza e non sono stati quindi recuperati arredi, quadri, statue. Sembra sia stata però rubata una statua di un bambinello con corona d’argento. Con la chiesa inaccessibile, ci si è accorti del guano dei piccioni con molto ritardo. Si è quindi costituito un primo comitato per questa causa e poi un altro per il recupero di tutte le chiese del Comune. Sono stati sollecitati gli enti competenti (Curia, Soprintendenza e Comune). Sono stati organizzati incontri con il Prefetto, secondo il quale la sola cosa che rimane da fare è accelerare l’iter della ricostruzione. Per tutte le chiese del borgo, dopo 12 anni la situazione è ferma, in una fase di stallo.
“Non avevamo avuto notizie di una tale gravità delle chiese a San Demetrio, dopo il sisma non ci fu segnalato dalla Curia e dal Comune, c’è stato un disinteresse. Da quando abbiamo preso in mano la questione non ci siamo mai fermati. Purtroppo non abbiamo ancora le risorse finanziarie per intervenire. Al momento abbiamo solo la quota relativa alla progettazione per una delle Chiese, la Madonna dei Raccomandati. Anche questo iter è però in stallo: la struttura tecnica di missione ritiene che nella documentazione vi siano delle imperfezioni amministrative-procedurali e quindi la domanda non viene portata al Cipe. Sono state inviate le schede di finanziamento per altre chiese in elenco (la parrocchia di San Demetrio e la chiesa di San Giovanni). Ho sollecitato il reparto specializzato dei Vigili del Fuoco ma dopo la fine dell’emergenza non sono potuti più intervenire”, afferma l’architetto, assicurando che appena saranno disponibili i fondi anche la chiesa dell’Annunziata sarà quantomeno ripulita dal guano e messa in sicurezza. Una situazione definita “imbarazzante” dallo stesso sindaco di San Demetrio, Antonio Di Bartolomeo. “Da noi le segnalazioni sono state fatte, anche se la ricostruzione delle chiese non è competenza del Comune. Abbiamo partecipato anche a tavoli in prefettura. Ora però la palla è nelle mani di altri enti. Mi chiedo come mai non siano stati salvati almeno gli arredi dal guano”.
Su questo aspetto l’ingegner Caporaletti ha presentato un’altra relazione in cui propone di mettere in sicurezza nel più breve tempo possibile le opere, comprese tele del pittore dell’Ottocento Teofilo Patini, da collocare in uno spazio espositivo museale nel borgo. I tempi per la ricostruzione delle chiese del paese, dove peraltro manca ancora tanto per terminare quella delle case, sono lunghissimi. Inoltre, la Soprintendenza non lavora più in fase di emergenza, quindi di fatto in una situazione di presunta “normalità” che si scontra con una ricostruzione che sembra ancora infinita, tra le pastoie della macchina burocratica italiana.