Il patrimonio immobiliare post sisma (19 quartieri del progetto case e una decina di villaggi Map sparsi tra le varie frazioni ), pesa sul bilancio comunale per decine di milioni di euro, un patrimonio complesso da gestire.
Un patrimonio complesso da gestire per la manutenzione ordinaria e straordinaria, per il pagamento dei canoni e delle bollette (ci sono 10 milioni di euro di morosità di cui deve farsi carico il Comune), e appartamenti finiti nel mirino della magistratura perché mal costruiti, come il caso di Cese di Preturo, e non solo.
Nell’ottobre di 5 anni fa iniziarono le indagini per il crollo dei balconi nel quartiere di Cese, balconi che poi risultarono marci e costruiti con materiale scadente. Proprio all’inizio della settimana, martedì, è saltata l’udienza preliminare per i 29 imputati, ed è sempre più vicina la prescrizione per alcuni reati, come quello della presunta truffa. A 10 anni dal terremoto, secondo una ricognizione esposta ieri nel corso della commissione speciale d’indagine sui fondi del 4% della ricostruzione, risultano occupati 2.941 alloggi del progetto Case su 4.450: poco più del 66%. Mentre 838 alloggi sono inagibili e 668 liberi.
Liberi, ma pur sempre un costo per il Comune e, dunque, per i contribuenti. Sul patrimonio immobiliare post sisma, dunque, si naviga a vista, tant’è che non esiste ancora un soggetto unico, una sorta di assessorato terzo che si occupi di gestirlo nella sua interezza, e oggi è spacchettato tra i settori del Patrimonio pubblico, del Sociale e della Valorizzazione del patrimonio immobiliare, con il risultato che la gestione risulta monca, non omogenea e senza un disegno futuro. Un patrimonio che per molti dovrebbe essere abbattuto perché impossibile (eccetto rari casi) da connettere con il tessuto urbanistico della città.
Dove trovare le risorse economiche per smantellarlo? Ecco che si fa strada – secondo fonti del Comune – l’ipotesi di percorrere la strada del riutilizzo di quanti più alloggi possibile, ad esempio per ospitare un polo fieristico, oppure convenzioni con le forze dell’ordine, con l’Ater, con le associazioni.
Insomma, quel che è certo, è che questi migliaia di appartamenti non possono essere immessi nel mercato immobiliare cittadino, che rischierebbe, così, di essere distorto.
Il servizio del Tg8