Una ricostruzione lumaca quella del Teramano, che paga lo scotto di una burocrazia difficile da arginare e la consegna tardiva dei Piani di ricostruzione. La situazione più complessa è quella che emerge nei Comuni ricompresi nell’Ufficio territoriale numero 3, che ricomprende Arsita, Castelli, Colledara, Fano Adriano, Montorio al Vomano, Penna Sant’Andrea, Pietracamela, Tossicia.
La denuncia arriva dal sindaco di Colledara Manuele Tiberii, coordinatore dell’Utr 3. Il problema principale – spiega il sindaco – è la sovrapposizione dei due terremoti, il nuovo sisma è arrivato come una mannaia a peggiorare la lenta ricostruzione, che soltanto nel 2017 ha cominciato ad accennare i primi passi con la consegna dei primi progetti.
L’ufficio si trova ad affrontare un’ingente sovrapposizione di pratiche (sono sette quelle ferme dall’estate scorsa) in attesa che venga approvato il decreto attesissimo che dovrebbe sbrogliare la matassa burocratica della sovrapposizione normativa fra le due ricostruzioni, quella del 2009 e quella dei sismi più recenti.
C’è poi la questione degli ultimi del carro: i Comuni fuori cratere, dove la copertura economica arriva annualmente, e questo comporta difficoltà nel pagare i tecnici, che non sono assunti, bensì lavorano a partita Iva e spesso non vengono pagati per mesi. Ad anticipare il più delle volte sono i Comuni stessi, che devono mettere mano ai loro già esigui bilanci. Per ora, spiega il sindaco di Montorio, la copertura arriva a garantire i pagamenti fino al prossimo giugno. E dopo? Con le elezioni di marzo difficile dire cosa succederà. L’obiettivo è ottenere una copertura almeno biennale e per questo la trattativa si sta svolgendo con i parlamentari abruzzesi e il dirigente dell’Ufficio speciale del cratere sismico Paolo Esposito.
Occorre ricordare che, invece, i tecnici della ricostruzione dentro il cratere sismico sono a tutti gli effetti dipendenti dei Comuni di riferimento, ma la carenza di personale si fa sentire anche lì:
“La ricostruzione – denuncia Tiberii – nel Teramano si sta facendo con appena 20 persone”.
E se a tutto questo si aggiunge l’anomalia dei tecnici che indugiano a completare i progetti di ricostruzione, lasciando nel limbo dell’incertezza la ricostruzione, la frittata è fatta. La parola d’ordine, a questo punto della ricostruzione, per Tiberii è semplificare.
“Non è possibile che il manuale di base per i tecnici con tutte le disposizioni per elaborare i progetti sia un malloppo di 100 pagine, serve uno scambio d’informazioni più semplice, bisogna organizzare una serie d’incontri informativi nel territorio per spiegare ai tecnici come funziona”.