Sette candidati sindaci per altrettante liste e ben 55 candidati consiglieri in un Comune di appena 82 abitanti, di cui 67 aventi diritto al voto. L’incredibile “caso elettorale” di Carapelle Calvisio, nell’aquilano, dove l’ex sindaco (ricandidato) grida allo scandalo e scrive ad Alfano.
Sta già facendo il giro d’Italia, senza alcun riferimento alla carovana rosa, l’incredibile “caso elettorale” di Carapelle Calvisio paese dell’aquilano di appena 82 anime dove sono ben 7 i candidati per la poltrona di sindaco. Ben 55 aspiranti consiglieri in un Comune di appena 82 abitanti, di cui 67 aventi diritto al voto. Carapelle Calvisio è un piccolissimo centro nel cuore del parco del Gran Sasso Monti della Laga a circa 30 chilometri da L’Aquila. Il sindaco uscente e ricandidato, Domenico Di Cesare, afferma che tre delle sette liste sono riconducibili “a persone che puntano a giocarsi la poltrona di sindaco, quattro invece sono costituite da appartenenti alle Forze dell’ordine, in particolare poliziotti, carabinieri e poliziotti penitenziari”. “È una vergogna – dice Di cesare – perché tra i candidati c’è chi è di Barletta e lavora a Milano ed evidentemente a Carapelle starebbe più vicino. E intanto si fanno un mese di ferie, visto che per legge non possono fare campagna elettorale mentre sono in servizio!”. Il primo cittadino ha annunciato una lettera al ministero dell’Interno. I candidati sindaco di Carapelle Calvisio, secondo quanto reso noto dall’attuale primo cittadino, provengono da Susa (Torino), Rimini e dal comune sardo di Gonnosfanadiga (Medio Campidano). Di Cesare, salvo una breve parentesi, è da vent’anni alla guida del piccolo Comune: ha deciso all’ultimo momento di ripresentarsi dopo che è caduto nel vuoto il suo appello ai giovani a farsi avanti e alla luce dell’esperienza del vicino Castelvecchio Calvisio, commissariato da un anno dopo che alle elezioni del 2015 l’unica lista in campo, anche in quel caso composta da soli poliziotti, non ha raggiunto il quorum.