I familiari delle vittime dell’elicottero caduto a Campo Felice si oppongono all’archiviazione del caso.
Era il 24 gennaio del 2017, quando l’elicottero del 118 su cui viaggiavano sei persone precipitò a Campo Felice senza lasciare scampo ad alcuno dei passeggeri. A oltre un anno dall’incidente i legali delle vittime chiedono al gip del tribunale di Teramo di non archiviare il procedimento penale, ma di avviare nuove indagini in considerazione di aspetti finora mai presi in esame. In particolare si cerca di capire se, oltre al possibile errore umano, possa esserci stato un cosiddetto vuoto informativo, che ha indotto il pilota ad alzarsi comunque in volo a dispetto delle condizioni meteo proibitive, per soccorrere un ferito che invece avrebbe potuto essere trasportato in ospedale con un’ambulanza.
Nell’impatto fatale persero la vita il pilota Gianmarco Zavoli; Ettore Palanca, lo sciatore romano soccorso; Walter Bucci, medico del 118; Davide De Carolis, tecnico del soccorso alpino; Giuseppe Serpetti, infermiere del 118, e Mario Matrella, verricellista.
L’inchiesta in corso vede indagati a vario titolo per omicidio colposo i manager e i tecnici della società che si occupa di formazione, sicurezza, addestramento e controllo dei piloti. Inizialmente si ipotizzò infatti che Zavoli non fosse stato addestrato sufficientemente al volo strumentale; ipotesi che fu però smontata dall’esperto mondiale di elicotteri, Stefano Benassi. I legali delle parti offese, Gennaro Lettieri e Amedeo Ciuffetelli, hanno invece evidenziato l’assenza di un secondo pilota equipaggiato, che avrebbe potuto aiutare Zavoli e che non era previsto nel contratto della società, ma che subito dopo l’incidente fu inserito come prassi dalla stessa.
Il gip si è riservato di decidere sul possibile avvio di nuove indagini.