Il prefetto di Chieti ai sindaci del territorio conferma che sono in arrivo altri profughi e li invita a prepararsi ad ospitarli.
Che in Italia, come altrove, siano in pochi a volerli è un fatto. Che, dopo tutto, i timori dei cittadini siano comprensibili è altrettanto vero. Tuttavia è inutile mettere la testa sotto la sabbia sperando di non vederli: i profughi sono arrivati e continueranno ad arrivare, almeno finché il mondo non diventerà un posto migliore per tutti. Nel frattempo i Comuni sono costretti a barcamenarsi tra le esigenze di accoglienza e le paure dei territori, e ai prefetti tocca provare a conciliare le une e le altre. E’ il caso del prefetto di Chieti, Antonio Corona, che ha incontrato i sindaci dei 19 Comuni che già ospitano profughi, o che stanno per ospitarli. L’incontro segue di pochi giorni quello che lo stesso Corona aveva avuto con la delegazione del comitato Villa Elce unita, mobilitato contro l’arrivo di 24 persone, probabilmente richiedenti asilo, da alloggiare in uno stabile nella piccola frazione. Come già in quell’occasione, il prefetto Corona ha confermato che accogliere migranti e profughi è una scelta obbligata, ma che tuttavia se l’ospitalità fosse estesa a tutti i 102 comuni della provincia di Chieti, e non solo a 19, i problemi risulterebbero molto ridimensionati. I migranti attualmente presenti sul territorio chietino sono circa 800 e sono soprattutto africani. In attesa di capire se e quanto influirà l’eventuale ricorso agli incentivi per i Comuni accoglienti, gli aspetti più urgenti da affrontare sono legati alle sacrosante esigenze di sicurezza dei cittadini che però non potranno prescindere dal loro spirito umanitario. I problemi ci sono e probabilmente ci saranno ancora, ma è anche vero che alcuni comuni italiani, e anche abruzzesi, stanno imparando a gestirli favorendo l’integrazione e smettendola di considerare le strutture di accoglienza come colonie penali per delinquenti.
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