Le cose vanno così bene che occorre lavorare di più per soddisfare tutte le richieste: detta così è sicuramente una buona notizia, perfino entusiasmante nello scenario deprimente dell’occupazione. Ma se è vero che alla Sevel di Atessa il Ducato tira, è vero pure che il lavoro strema gli operai.
Quando e se le suddette richieste vengono soddisfatte con turni straordinari e anche un po’ massacranti, il sindacato non può che fare il proprio mestiere: insorgere. E’ ciò che accade alla Sevel di Atessa, dove la domanda di Ducato Fiat è tale da rendere probabili ulteriori turni straordinari. Per il segretario provinciale della Fiom Davide Labbrozzi:
“Questi turni extra sono la conferma di quanto sostenuto dalla Fiom negli ultimi mesi: la Sevel pensa di sostenere i volumi produttivi aggiuntivi con il ricorso allo straordinario. Dopo oltre sedici mesi consecutivi di ricorso a turni aggiuntivi non si può continuare a sostenere che si tratta di picchi di mercato, qui siamo di fronte ad una richiesta consolidata, con una previsione, per il 2016, di circa 280.000 veicoli in uscita dallo stabilimento di Atessa”.
In sostanza, per il sindacato gli occupati attuali non bastano, e nemmeno gli oltre 270 nuovi assunti col Jobs Act, né è sufficiente ottimizzare i tempi di lavoro, ricorrere ai contratti a tempo determinato, ai lavoratori del fine settimana o ai “trasfertisti”, già utilizzati per consentire agli operai stremati di usufruire delle ferie non godute.
“I nuovi assunti non portano ad un aumento del lavoro giornaliero perché sostituiscono in parte le uscite (pensionamenti, dimissioni e licenziamenti) e in parte sono destinati a mansioni di supporto alla produzione”.
Una soluzione potrebbe arrivare dall’aumento dei turni, estendendo quello notturno oggi appannaggio solo dei volontari. Bisognerà vedere questa eventuale soluzione otterrà l’ok della Fiom, che già aveva criticato le 15 giornate a testa di lavoro in più del 2015, non riproponibili pena l’aggravamento della condizione psicofisica di chi opera sulle linee. A sottolineare comunque l’aspetto positivo della faccenda è la Fim-Cisl, che parla di speranza per le ricadute occupazionali. Le posizioni più radicali ritengono invece che ci sia un solo modo per fare fronte alla domanda: assumere.
Domando a taluni sindacati, non tutti evidentemente, non avendo io una risposta a riguardo: <>. Giusto per regolarsi chiedo.