“Sul cementificio ex Sacci di Cagnano Amiterno troppe falsità”. A dirlo sono le Rsu della Cgil, finora rimasti in silenzio nel balletto di polemiche e dichiarazioni, proteste, manifestazioni e sit-in, consigli comunali del territorio riuniti in seduta straordinaria per discutere sulla “questione Sacci”.
Nello stabilimento Cementir Sacci che dal 2 gennaio è gestito dal colosso Italcementi dall’ottobre scorso ha avviato l’uso del Css (Combustibile solido secondario) come combustibile per la produzione del cemento, che si affianca al Carbone pet coc da sempre utilizzato nello stabilimento, un avvio per nulla facile che ha generato sin da subito l’opposizione del territorio, con i Comuni vicini che in consigli comunali ad hoc hanno approvato delle mozioni in cui chiedono rassicurazioni sull’utilizzo dei rifiuti Css. Ultimo in ordine di tempo, è stato il Consiglio straordinario di Pizzoli che si è tenuto giovedì pomeriggio.
Lavoratori e Rsu sono rimasti sinora in silenzio, preferendo lasciar parlare i sindacati e le istituzioni. Ma di fronte “alle bugie che si dicono sullo stabilimento e che minano la stabilità dei posti di lavoro, non possiamo restare in silenzio”, dicono le Rsu Attilio Lenza e Domenico Masci, da anni operai nello stabilimento di San Giovanni di Cagnano Amiterno. Notizie non vere potrebbero mettere a rischio il futuro di tanti lavoratori, che tra dipendenti e indotto coinvolgono almeno 180 famiglie residenti nel Comune di Cagnano.
Tra le notizie false che si diffondono come “bufale” incontrollate, quella secondo cui l’impianto – che è in situazione di fermo produzione dal 23 dicembre – sarebbe stato bloccato per problemi legati proprio all’utilizzo del rifiuto particolare, notizia diffusa nel corso del Consiglio comunale straordinario di Pizzoli. Niente di più falso, dicono i due rappresentanti Rsu.
“Non siamo mai usciti con interviste fino a oggi, perché vogliamo affidarci agli organi istituzionali che ci stanno garantendo il proseguo della cementeria garantendo la salute degli operai e dei cittadini. Ma le falsità diffuse ci danneggiano. Ad esempio quelle riguardanti i posti di lavoro: in uno dei tanti Consigli comunali è stato detto che siamo soltanto una quarantina di lavoratori e che per così poche persone non vale la pena rischiare. Ebbene, non è vero: siamo 70 dipendenti dello stabilimento, più 7-8 operai della cava, più i trasportatori, circa 180 famiglie. Sono dichiarazioni gravissime, perché il lavoro va sempre tutelato anche solo per 30 posti di lavoro o per due”.
Ancor più grave, spiega Lanza, è “la notizia sbagliata” diffusa nel corso del Consiglio comunale straordinario di Pizzoli, secondo cui il forno del cementificio sarebbe stato fermato per problemi legati all’impianto che brucia il rifiuto Css.
“Niente di più falso – aggiungono – abbiamo invece fermato il forno perché abbiamo troppa scorta, che riempie il silo dello stabilimento in grado di ‘contenere’ circa 34mila tonnellate di stoccaggio klinker (il prodotto principale per la produzione del cemento, derivante dalla marna estratto nella cava, ndr) per cui non si può produrre fino a quando la scorta non si esaurisce. Si tratta di una procedura che usiamo da anni per un paio di volte l’anno, l’estate e l’inverno, in quanto la nostra produzione supera la quantità di cemento che esce, venduto”.
Una situazione che pone un’altra riflessione: il cemento prodotto a Cagnano Amiterno non viene probabilmente venduto. Per le Rsu è proprio così, e lanciano una provocazione al mercato e anche alla politica e alle istituzioni responsabili degli investimenti:
“Per evitare questi stop – aggiunge Lanza – sarebbe opportuno che si facessero partire lavori a livello infrastrutturale: strade, gallerie, grandi opere, perché se partono i lavori i momenti di stop del forno forse si ridurrebbero. Una falsità quella di chi sostiene che il forno è fermo per problemi nell’impianto: anche se il forno è fermo noi stiamo ugualmente lavorando, siamo tutti in fabbrica, facciamo manutenzione e pulizia. Con Italcementi stiamo facendo un percorso di cambiamenti sul fronte della sicurezza e dell’ambiente. Io stesso sono lavoratore e cittadino e vado a lavorare e non ho alcuna intenzione di ammalarmi andando a guadagnarmi lo stipendio, perché vale di più la mia salute”, è la risposta di Lanza a chi solleva dubbi sulla pericolosità del Css”.
Una questione delicata, in cui il sindacato Cgil non intende porsi in opposizione, ed è stata chiesta alla Regione anche un incontro con la proprietà, perché bisogna fare investimenti e garantire l’occupazione dei lavoratori e per garantire la sicurezza e tutela dell’ambiente. I lavoratori sono i primi che chiedono la garanzia della sicurezza.
Intanto il monitoraggio sulle emissioni è affidato da sempre e 24 ore al giorno all’Arta, all’Agenzia regionale per la tutela ambientale. Allo studio una convenzione con l’università e l’Arta per il monitoraggio costante della qualità dell’aria.