Ricostruzione nella morsa della burocrazia: ancora in alto mare il progetto di recupero del Duomo dell’Aquila. L’inghippo, per l’assessore Di Stefano, sta nel conflitto fra norme post-sisma.
La cattedrale del Duomo è il simbolo della religiosità e dell’identità storica dell’Aquila; di questo passo, però, sarà l’ultimo monumento a essere recuperato. Il Duomo di San Massimo, l’unico bene culturale dell’intero cratere sismico cittadino a non essere stato coperto e protetto dall’allora vice commissario ai Beni culturali, Luciano Marchetti, non rivedrà la luce prima di un paio di anni, se tutto andrà bene.
Siamo di fronte a uno degli innumerevoli esempi di quella macchina della burocrazia che avvitandosi su se stessa e sulle sue contraddizioni, coinvolge anche il destino di una città, che in questo caso riguarda il Duomo, il punto di riferimento religioso ma anche civico dell’Aquila.
Il Cipe ha già ripreso e rimodulato verso altri beni culturali nel cratere sismico i 10 milioni di euro stanziati invece per il Duomo, perché sulla cattedrale non esiste ancora un progetto, un iter chiaro, una certezza sulla strada da prendere per recuperare uno dei beni più importanti della città.
Ma dove sta l’inghippo? Per l’assessore alla Ricostruzione Pietro Di Stefano in un ingorgo normativo generato da una serie di norme post-sisma in conflitto fra di loro. Un ingorgo che dovrebbe essere stato superato grazie all’approvazione dell’articolo 11 dedicato alla ricostruzione dell’Aquila nell’ambito del decreto sugli Enti locali approvato in Parlamento l’estate scorsa.
Entro la fine dell’anno potrebbe arrivare a definizione l’esame di tutta la parte privata dell’aggregato del Duomo. L’incognita resta, ancora una volta, la parte pubblica.