I cittadini del comitato “Difesa dei risparmiatori della Banca Etruria di Pizzoli” hanno affidato a una nota di fuoco pubblicata sui social tutto il loro disappunto sulle indiscrezioni (confermate da più parti) che indicano in 22-23mila euro la soglia di reddito Isee (e un investimento massimo di 20mila euro) oltre la quale l’esecutivo non prevede il rimborso delle risorse investite in obbligazioni subordinate.
Obbligazioni andate in fumo con il “bail in” (il salvataggio) di Banca Marche, Banca Etruria, CariChieti e CariFerrara che lo scorso 22 novembre, con il decreto Salva-banche, ha bruciato 800 milioni, di cui 300 in obbligazioni subordinate.
Il decreto sui rimborsi, atteso prima per fine anno, poi per il 30 marzo, dovrebbe finalmente arrivare entro la fine di aprile, ma i risparmiatori intimano il governo a mettere mano al testo per fare un passo indietro e rispettare le promesse fatte sinora: “Rimborso integrale delle obbligazioni senza arbitrato e subito”, sostiene il comitato, chiamando a raccolta tutto il popolo degli obbligazionisti truffati. Il direttivo del comitato di Pizzoli invita, infatti, le altre associazioni italiane a formare un’unica delegazione per tornare determinati davanti al ministero dell’Economia “e intimare – dicono – una volta per tutte a questi personaggi di avere rispetto per i nostri diritti e per i nostri sacrifici”.
I “personaggi” in questione sono quegli esponenti del governo che in queste settimane hanno incontrato i risparmiatori dell’istituto di credito di Pizzoli, uno dei Comuni che più in Italia conta un alto numero di clienti beffati. Tra i quali il viceministro Enrico Zanetti, che li ha voluti incontrare giovedì scorso. “Zanetti ci ha assicurato”, dice Amedeo Di Gregori del direttivo del comitato di Pizzoli, “che dovevamo stare tranquilli (il governo ha, in effetti, aumentato il fondo di solidarietà da 100 a 300 milioni) per cui avremmo recuperato le nostre somme. Ma non è la verità, sono fondi virtuali: la maggior parte di noi dovrà ricorrere all’arbitrato”. I risparmiatori dicono “Basta” agli “spot elettorali sulla pelle dei cittadini”.