L’obiettivo principale sarà il consolidamento della cifra distintiva dell’Arma: massima vicinanza alla gente grazie alla presenza capillare sul territorio. Lo ha detto il maggiore Marzo, nuovo comandante dei Carabinieri di Giulianova.
Marzo subentra al maggiore Domenico Calore, destinato ad un altro prestigioso incarico presso la Legione Carabinieri Abruzzo e Molise, a Chieti. Alla Compagnia Carabinieri di Giulianova rispondono anche il Nucleo Operativo e Radiomobile e le Stazioni CC di Atri, Bisenti, Castelnuovo Vomano, Cellino Attanasio, Mosciano Sant’Angelo, Notaresco, Pineto, Roseto degli Abruzzi, Silvi Marina e Val Vomano-Penna Sant’Andrea. Segue il curriculum del neo comandante:
“Il maggiore Vincenzo Marzo ha 48 anni, è originario della provincia di Lecce, è laureato in Giurisprudenza e in Scienze dell’Amministrazione, ha frequentato un master in Diritto e Legislazione ad indirizzo ambientale ed è in possesso di titolo di abilitazione professionale di conciliatore giudiziario. E’ insignito di croce di anzianità di servizio, medaglia al merito di lungo comando e due benemerenze per le operazioni di soccorso alle popolazioni umbre e marchigiane colpite dal sisma del 1997. In passato ha retto il Nucleo Operativo e Radiomobile e la Compagnia Carabinieri di Orvieto, in provincia di Terni e la Sezione Motorizzazione della Legione Carabinieri Marche, ad Ancona. Prima di assumere il Comando della Compagnia di Giulianova, per oltre 8 anni ha prestato servizio alle dipendenze del Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente di Roma e ha comandato il NOE di Ancona. Tra le principali operazioni di servizio che ha diretto e coordinato si annoverano l’operazione “Ragnatela”, con 11 persone arrestate, coinvolte a vario titolo nel traffico illecito di oltre 100 tonnellate di rifiuti speciali pericolosi conferiti a discariche tedesche, ma anche abruzzesi, lombarde, marchigiane e pugliesi, dopo un trattamento fittizio che avrebbe dovuto renderli non pericolosi; la vicenda ex AMGA di Pesaro, con 16 indagati tutti rinviati a giudizio per associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti speciali pericolosi; il caso Galvanina-Val di Meti, azienda di acque minerali in provincia di Pesaro, con 13 persone indagate, tra cui dirigenti e funzionari dell’ASL di Urbino e del Comune di Apecchio, per gestione illecita di alcune centinaia di tonnellate di rifiuti speciali pericolosi, interrati a pochi metri da un torrente marchigiano”.