Il giudice monocratico del Tribunale di Chieti, Valentina Ribaudo, ha condannato a 4 mesi di reclusione l’imprenditore Alfonso Toto, figlio di Carlo Toto, per non avere versato 20 milioni di Iva nel 2013.
Alfonso Toto, in qualità di amministratore delegato della Toto spa, che opera prevalentemente nella realizzazione di opere pubbliche, avrebbe omesso di versare Iva per 20 milioni di euro. Il pm Giuseppe Falasca aveva chiesto il minino nella pena e le attenuanti generiche, visto che Toto che il debito (arrivato a 23 milioni di euro) è stato poi rateizzato in venti rate trimestrali, a seguito di un accordo raggiunto con l’Agenzia delle Entrate. I difensori di Toto, gli avvocati Giuliano Milia e Augusto La Morgia hanno sostenuto che la Toto spa, in quel periodo, doveva fronteggiare un crisi di liquidità dovuta ai maggiori costi a carico dell’impresa (che stava effettuando i lavori lungo l’autostrada Firenze-Bologna), costi che solo in seguito vennero riconosciuti da Autostrade per l’Italia. La scelta dell’imprenditore, in crisi di liquidità, fu di destinare i soldi al pagamento degli stipendi e dei contributi ai suoi 700 dipendenti. La difesa ha anche sottolineato che la rateizzazione venne richiesta e concessa prima che si consumasse il reato. Al momento sono state già pagate dieci rate.