La Corte d’appello di Perugia ha assolto tutti gli imputati coinvolti nel processo per la morte del centrocampista del Livorno Piermario Morosini.
Era il 14 aprile del 2012 quando, al 31′ della partita Pescara-Livorno, valida per la 14ª giornata di ritorno del campionato di serie B, il centrocampista del Livorno Piermario Morosini, 25 anni, si accasciava a terra per una crisi cardiaca.
In primo grado erano state inflitte tre condanne per omicidio colposo: un anno di reclusione per il medico del 118 di Pescara, Vito Molfese, e otto mesi per il medico sociale della squadra toscana, Manlio Porcellini, e per il medico del Pescara, Ernesto Sabatini. La Cassazione aveva annullato la sentenza di condanna, emessa in primo grado dal tribunale di Pescara e confermata dalla Corte d’Appello dell’Aquila, disponendo il rinvio presso la Corte d’Appello di Perugia per un nuovo giudizio.
Piermario Morosini morì poco dopo l’arrivo in ospedale. Tre mesi più tardi venivano resi pubblici i risultati definitivi dell’autopsia, che confermavano i primi sospetti: a causare la morte del giocatore fu una rara malattia ereditaria, la cardiomiopatia aritmogena. Poco dopo il sostituto procuratore Valentina D’Agostino apriva l’inchiesta a carico del medico sociale del Pescara, Ernesto Sabatini e quello del Livorno, Manlio Porcellini, e anche del medico del 118 di Pescara, Vito Molfese, per il mancato uso del defibrillatore, previsto dalla procedura di pronto intervento. Tutti si chiedevano se l’uso dell’apparecchio avrebbe potuto salvare la vita del calciatore. L’ultima risposta sta forse nell’assoluzione di oggi.