Il capoluogo adriatico eccelle, ma la classifica non è di quelle più edificanti: l’ottima performance di Pescara riguarda infatti i reati informatici, insomma le truffe on line, per intenderci.
Rispetto all’Abruzzo, che con una denuncia ogni 398 abitanti è in linea con la media nazionale, Pescara fa un po’ peggio piazzandosi al 14° posto, con una denuncia ogni 310 abitanti, risultando tra le province italiane più colpite dal fenomeno. L’analisi, condotta da Das, compagnia di Generali Italia specializzata nella tutela legale, mette in luce il lato più preoccupante, ossia il progressivo e apparentemente inarrestabile aumento del fenomeno. La ricerca evidenzia che le denunce per reati informatici sono cresciute in Italia di oltre il 51%, con un’incidenza di un reato ogni 393 abitanti. Per le vittime del fenomeno i danni economici possono essere rilevanti e la risoluzione prevedere tempi anche lunghi.
Nella provincia dell’Aquila Das ha rilevato un reato informatico ogni 418 abitanti; densità leggermente più bassa a Chieti, 1 su 447), e a Teramo, 1 su 453. Tra il 2010 e il 2015 le denunce per reati informatici sono cresciute di meno a Pescara (+24%) mentre la variazione più alta è stata rilevata nella provincia di Chieti (+48%). A L’Aquila i crimini informatici sono cresciuti del +44% mentre a Teramo del 33%.
Per quanto riguarda i dati nazionali, sono due regioni del sud ad avere la più bassa densità di crimini informatici: in Puglia una denuncia all’autorità giudiziaria ogni 503 abitanti, in Sicilia una su 496, in Basilicata una su 483. Mentre Liguria (1/246), Molise (1/290) e Valle d’Aosta (1/294) sono le regioni in cui questi reati sono più diffusi rispetto alla popolazione.
Il fenomeno è più che raddoppiato in Friuli Venezia Giulia (+133,8%), Umbria (+102,3%) e Liguria (+101,6%). Le regioni dove le denunce per reati informatici sono cresciute meno sono Campania (+17,1%), Valle d’Aosta (+19,5%) e Puglia (+34,5%).