A 100 anni dalla scomparsa, Ortona rende omaggio all’illustre concittadina Luisa de Benedictis, madre di d’Annunzio, nell’ambito della mostra “Cara cara mamma”, il 22 febbraio nella casa natale del Vate, a Pescara.
L’iniziativa è organizzata dal Polo Museale dell’Abruzzo presso il Museo Casa Natale di Gabriele d’Annunzio. Mercoledì 22 febbraio, dalle 17.30, lo spazio pescarese sarà avvolto dagli odori della cucina tradizionale abruzzese caratterizzata dagli utensili in rame di Domenico Pecilli. Protagonisti dell’evento anche la musica popolare in forma teatrale, il sapore delle nevole, il dipinto che racconta Ortona com’era agli inizi del Novecento.
Il programma prevede una serie di interventi collegati da un comune filo conduttore. L’attrice e studiosa Franca Minnucci proporrà brani e versi di Gabriele d’Annunzio dedicati a Ortona; l’associazione Amici della Nevola di Ortona farà degustare i dolci tipici; Lucia Arbace illustrerà il dipinto di Alberto Testi raffigurante Ortona nel 1904; l’Abruzzo EthnOrchestra, fondata e diretta da Mario Canci (canto, flauti pastorali, flauto traverso, piffero, zampogna) con Fabio D’Orazio (canto, organetto diatonico abruzzese “ddu’ bbotte”, fisarmonica), Giuliano Angelozzi (canto, flauti, piffero, zampogna, chitarra battente) e Vincenzo Macedone (recitazione, percussioni), narrare eventi e situazioni in forma vocale cantata e recitata.
La madre di d’Annunzio, Luisa De Benedictis, nasce ad Ortona nel 1839. A vent’anni conosce Francesco Paolo Rapagnetta d’Annunzio; lo sposa il 3 maggio 1858, le nozze fastose le permettono di entrare nella nuova casa di Corso Manthonè con tutti gli onori. L’amore di Gabriele d’Annunzio per la madre è grande e ispirato, come testimoniano le pagine che scrive per lei: dall’ Inno alla madre mortale (Laus vitae) a Consolazione (Poema Paradisiaco), dalle pagine del Notturno a quelle delle Faviglie del maglio:
“Colei che quasi ogni notte si levava per un’ansia subitanea e veniva nella mia stanza e indagava il mio sonno e mi poneva una mano sul cuore e si chinava a bevermi l’alito e sentiva in sé che la vita era bella perché il figlio viveva”.
“Donna Luisetta” muore il 27 Gennaio 1917 nella sua casa, a Pescara: la sua morte viene comunicata da un messo del Generale Cadorna al poeta che, febbricitante, torna a Pescara per partecipare ai solenni funerali in divisa da capitano. La salma viene prima sepolta al cimitero di S.Silvestro e sulla tomba viene posta una croce fatta con due assi di legno di un peschereccio. In seguito, il 28 agosto 1949, viene traslata nell’Arca scolpita da Arrigo Minerbi all’interno della Cappella situata nella nuova Chiesa di S. Cetteo-Tempio della Conciliazione.