È polemica, a Pescara, per un incontro formativo al liceo “Guglielmo Marconi” per la presenza di due relatrici dell’Associazione nazionale Arcilesbica.
Obiettivo dell’incontro, che rientrava nell’ambito del progetto “Contro la discriminazione, il bullismo e il cyberbullismo”, era la “prevenzione delle discriminazioni attraverso lo sviluppo di un atteggiamento di rispetto per le persone dai differenti orientamenti sia sessuali che affettivi”. Da un lato le proteste di un gruppo di genitori che, guidati dalla rappresentante del Consiglio d’Istituto, mamma di uno degli alunni della scuola, nonché referente provinciale di Fdi-An, Carola Profeta, contestano fermamente l’insegnamento della cosiddetta teoria del gender all’interno delle scuole e parlano di “indottrinamento degli alunni” da parte degli insegnanti; dall’altro tutti coloro che rifiutano l’esistenza della teoria gender e sottolineano le finalità educative, anche su temi extracurricolari, delle istituzioni scolastiche. Sul caso del Marconi interviene, tra gli altri, l’avvocato abruzzese Andrea Cerrone, dottore di ricerca in tutela dei diritti fondamentali e autore del contributo scientifico “Punire l’odio? La repressione dell’omofobia e la tutela delle minoranze” nel volume “Omosessualità, eguaglianza, diritti”, secondo cui “spesso la scuola si impegna per combattere le discriminazioni e, altrettanto spesso, anziché ricevere plausi, è costretta a confrontarsi con alcuni genitori dalla mentalità giurassica, che finiscono per ostacolare la formazione dei loro stessi figli in nome di non meglio precisati principi tradizionali”.
“Se i genitori fossero educatori esclusivi dei loro figli – osserva il legale – il mondo viaggerebbe ancor più al rallentatore di quanto non faccia oggi. L’arroganza di alcuni genitori è figlia di un retaggio che ancora stenta ad accantonarsi: i figli non sono proprietà dei loro genitori ed il sistema educativo ha il dovere di accompagnarli verso il futuro, non di proiettarli al passato. L’istruzione parentale è solo una parte della galassia formativa. La nostra Costituzione e le leggi che le danno attuazione impongono l’educazione di tipo scolastico. Se le famiglie potessero far da sé, la Costituzione ci avrebbe detto di fare un po’ come ci pare”.