Avrebbe dovuto essere sostituito da un ponte architettonico moderno e più conforme al contesto urbano, affidato a un concorso di progettazione italiano, o europeo, per dotare la città di un’opera che fosse infrastruttura viaria di collegamento da un lato all’altro del centro storico.
Un ponte che fosse anche una nuova opera architettonica, moderna, funzionale, al pari di tante strutture simili che sono state realizzate, o sono in progettazione, non solo in Italia – ad esempio Roma – o nel mondo – ad esempio Gerusalemme – ma anche in Abruzzo, ad esempio a Pescara.
Invece, dopo sette anni di immobilismo e forse anche di mancanza di una visione, appunto, moderna della città del futuro, di quell’idea non se ne è fatto più nulla. E il ponte Belvedere dell’Aquila, anziché essere abbassato e migliorato, resterà esattamente com’è: sempre un’opera urbanistica importante e imponente e utile , ma non proprio una bella opera, realizzato nel 1963. Insomma, a differenza di altri progetti di riqualificazione avviati in vari angoli strategici della città, in questo caso tutto resta com’era e dov’era. La notizia buona è, per il momento, soltanto una: il ponte Belvedere riaprirà a giugno al passaggio pedonale, permettendo così per lo meno di eliminare dopo 8 anni dal terremoto un vero e proprio muro che divide in due via Duca degli Abruzzi e dunque la città. La notizia meno buona è che tarda l’avvio della ristrutturazione del ponte, il quale, va precisato, è stato chiuso nonostante non abbia avuto danni dal terremoto.
I lavori sarebbero dovuti partire nel corso dei primi mesi di quest’anno, tutto invece slitta ancora, fanno sapere dall’assessorato ai Lavori pubblici. Quelli che furono rilevati dal gruppo di lavoro coordinato dal docente del dipartimento di Ingegneria dell’Università dell’Aquila, Dante Galeota, infatti, sono più che altro “ammaloramenti visibili per effetto della mancata manutenzione”, in quanto le acque negli anni hanno dato luogo alla rottura della parte superficiale del calcestruzzo, quindi c’è stato un attacco corrosivo alle armature. Entro l’anno dunque, dovrebbe andare a gara il progetto definitivo.
Insomma, per vedere partire i lavori su un’opera mai danneggiata dal terremoto, si dovrà aspettare l’inizino del nuovo anno.
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