Rifondazione comunista interviene sui problemi delle mense scolastiche a Montesilvano: lavoratrici senza lavoro e senza certezze.
Il paradosso, si legge nella nota di Rifondazione, è che il consumo del pasto in aula diventa una misura adottata a causa del covid, mentre a Montesilvano era già la quotidianità.
“Come Rifondazione Comunista, ben 4 mesi fa, la prima settimana di giugno, avevamo lanciato l’allarma in merito alla riapertura in presenza e in sicurezza delle scuole e dei servizi mensa in città, sollecitando l’amministrazione comunale e inviando una lettera a tutti i dirigenti scolastici della città di Montesilvano.
La riapertura delle scuole ha messo in evidenza tutti i limiti conclamati del patrimonio scolastico cittadino, dell’assenza di una pianificazione dell’edilizia scolastica e dell’urbanistica delegata ai costruttori. A fronte di un patrimonio immobiliare sovradimensionato, con 15.000 residenti in più in 20 anni, nessuno ha pensato di dotarsi di plessi scolastici funzionali e degni di una città di oltre 50.000 abitanti.
Così mentre l’amministrazione di centrodestra ha trascorso l’estate ad occuparsi di balneatori e app inesistenti si è arrivati alla riapertura delle scuole con l’acqua alla gola, con la necessità di ricorrere a spazi in affitto esterni alle scuole, di lavori effettuati in zona cesarini. A farne le spese il servizio mensa, le addette allo sporzionamento e le famiglie che lavorano, per le quali la mensa è un servizio essenziale.
La riapertura delle mense è purtroppo in alto mare, siamo ancora alle riunioni interlocutorie. È già vergognoso che, normalmente, senza covid, dalla riapertura della scuola trascorra a Montesilvano quasi un mese per riaprire le mense. In questa situazione con le lavoratrici della Serenissima senza lavoro da marzo è un crimine allungare sine die i tempi, un vero e proprio attacco al reddito che aggrava la situazione economica delle lavoratrici, un’ingiustizia nei confronti delle famiglie in cui entrambi i genitori lavorano, un danno al benessere di quei bambini per i quali il pasto a scuola è l’unico pasto completo della giornata.
Bene hanno fatto le famiglie a lanciare l’allarme, prendendo parola, ci auguriamo che all’incontro del prossimo 6 ottobre vengano coinvolte anche le rappresentanze sindacali delle addette delle mense, che si proceda individuando subito una data per una celere riapertura e che soprattutto sia tutto effettuato con il massimo rispetto dei protocolli e delle norme di sicurezza per tutelare: lavoratrici, bambini e famiglie. Segnaliamo che nella vicinissima Pescara,il servizio è appaltato sempre alla Serenissima, le mense scolastiche riapriranno lunedì 5 ottobre. Ci auguriamo che tutto avvenga nel massimo rispetto dei protocolli e della sicurezza. La mensa è un diritto a Montesilvano come a Pescara e pochi chilometri di distanza non possono fare la differenza.
In ultimo un paradosso che conferma la drammaticità della carenza nei plessi scolastici cittadini di spazi idonei a cominciare dalle aule mensa.
Il protocollo del Miur per la ripresa dell’attività didattica 0-6 anni in merito ai servizi mensa prevede qualora non si riescano a garantire le distanze di sicurezza all’interno delle aule mensa “… in via residuale, si potrà consumare il pasto nelle aule o negli spazi utilizzati per le attività ordinarie, garantendo l’opportuna aerazione e sanificazione degli ambienti e degli arredi utilizzati prima e dopo il consumo del pasto” A Montesilvano nell’anno scolastico appena concluso come nei precedenti nessun plesso di nessun istituto era dotato di una sala mensa e in tutte le scuole si consumava il pasto all’interno dell’aula dove si svolgevano le attività ordinarie, allungando i tempi e aumentando i carichi di lavoro di collaboratori e addetti. Quella che causa covid ora per il Miur è una scelta eccezionale e residuale a Montesilvano per la mancanza di spazi idonei era la regola già prima del covid.
Il covid non c’entra nulla. Famiglie e lavoratori pagano le conseguenze di una classe di politicanti di centrodestra e centrosinistra cambia casacca che ha regalato la città alla speculazione edilizia con il paradosso di avere migliaia di appartamenti sfitti e vuoti ma di non aver programmato scuole e spazi adeguati per studenti e studentesse, bambini e bambine. E come se non bastasse anche nell’unico cimitero cittadino è terminato lo spazio per i cari defunti.
Un fallimento ventennale che meriterebbe un radicale ripensamento della città e delle sue priorità”.
Corrado Di Sante, segretario provinciale Rifondazione Comunista