Decine di scosse dalla notte di sabato 22 aprile fino alla notte scorsa hanno fatto tremare la terra e tornare la paura tra Abruzzo, Marche, Umbria e Lazio, nelle zone già colpite dai recenti sismi.
A registrare il ritorno di un’intensa attività sismica è la rete dell’Ingv, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, almeno cinque le scosse avvenute anche questa notte tra Barete e Pizzoli. Lo sciame sismico – che aveva allentato la presa nelle ultime settimane – torna dunque a tenere sveglie le popolazioni anche nell’Aquilano, mentre si diffondono sul web e per strada timori e facili e distorte considerazioni. L’attività sismica di questi giorni dimostra in modo lampante, spiega il sismologo e geofisico aquilano Christian Del Pinto, che “abbassare la guardia sarebbe un errore, e pensare che sia tutto finito vuol dire applicare la politica dello struzzo”.
Lo sciame sismico degli ultimi tre giorni riguarda grossomodo la stessa area interessata dai recenti terremoti di magnitudo 6.5, 6.0 e svariati eventi sismici oltre magnitudo 5.0, comprendente 8 strutture sismogenetiche diverse. Alcune di queste strutture hanno potenzialità ancora inespresse, per cui l’intera area – secondo l’esperto – non può riequilibrarsi in un tempo così breve. Del Pinto – che è stato per sette anni responsabile scientifico del Centro funzionale regionale del Molise, all’interno della quale con Gaetano De Luca e altri sismologi ha creato la rete sismica regionale che ha quadruplicato la conoscenza sismogenetica della zona – chiarisce che tre notti di sciame sismico sono senz’altro poche per fare statistica, ma la situazione così ballerina in questi giorni nelle aree fra Pizzoli, Barete, Campotosto e Montereale (per quanto riguarda l’Aquilano) non fa che ribadire che le faglie sono tutt’altro che scariche.
“Si tratta di una situazione sismogenetcia – spiega Del Pinto – che sta cercando lentamente un nuovo assetto e, dunque, ci si dovrà abituare a nuovi sciami, non per previsione (i terremoti non si possono prevedere, ndr) , ma per logica conseguenza scientifica”, dice il sismologo. Le zone più a rischio, secondo l’esperto però, non sono quella di Pizzoli o Pettino, interessate dagli sciami delle ultime settimane; bensì quelle di Campotosto e Montereale, quindi l’attenzione va posta in quelle aree: non si tratta di una previsione – ribadisce il geofisico – ma di una deduzione scientifica”.
Che deriva da un’altra considerazione: lo sciame di questi giorni è a Nord di Pizzoli, riguarda l’area sismogenetica di Monte Marine non a 8,9, 10 km di profondità che è lo standard del passato, ma a 11/14 km, mentre resta silente l’area a sud est di Pizzoli, quella che si ritiene essere stata concausa del terremoto del 1703.
“Questo non vuol dire che ci sarà o non ci sarà una scossa forte – ribadisce Del Pinto – ma da sismologo mi sento di dire che la situazione nell’area tra Montereale e Campotosto, va ancora osservata”.
E invita a prendere le distanze da “ciarlatani e incompetenti”.