Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie. Lo stato d’animo dei 68 lavoratori del centro di ricerca Intecs, tecnici altamente specializzati nel campo delle telecomunicazioni, è come quello descritto dal poeta Giuseppe Ungaretti nella sua celebre poesia.
Attesa che tutto finisca, che anni di professionalità al servizio di quello che un tempo era il fiorente polo elettronico dell’Aquila vengano interrotti a causa di una vertenza che – dicono i lavoratori e sostengono i sindacati – non ha apparentemente ragione di esistere.
La Intecs ha deciso, tra un mese arriveranno le lettere di licenziamento per i tecnici che hanno tentato tutte le strade possibili per cercare di tenere vivo il centro di ricerca: ma da mesi non ci sono più commesse. Alla metà di settembre, l’amministratore delegato di Intecs Solutions, Marco Casucci, aveva comunicato alla Regione Abruzzo la volontà di dismettere il laboratorio dell’Aquila, con l’avvio della procedura di licenziamento collettivo.
Ora il futuro dei dipendenti è quello di lavoratori ormai non più giovani, per i quali non ci sono prospettive di riassunzione nel mercato del lavoro, soprattutto quello locale, così avaro di opportunità anche in settori meno specializzati. Persone che hanno alle spalle famiglie monoreddito da mantenere e figli all’università e che non potranno più contare sugli ammortizzatori sociali come “salvagente” fino alla pensione, come succedeva in passato. Le storie, come quella di Carlo, Elvira e Umberto, raccontate ai nostri microfoni.