Il Pd Abruzzo, preoccupato per la presenza delle mafie in regione, annuncia un’iniziativa col senatore Mirabelli. Fina: «Marsilio esca dal letargo».
Per il Pd abruzzese la presenza delle mafie in Abruzzo risulterebbe persino superiore alle dimensioni che emergono dalla relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia.
L’allarme è lanciato dal PD Abruzzo, dalla responsabile del Forum Antimafia Teresa Nannarone e dal segretario Michele Fina, che oltre alla presenza del clan dei casalesi, della ‘ndrangheta e della criminalità pugliese e straniera in regione segnalata dalla DIA ricordano nello specifico «altre indagini portate avanti da Procure di altre Regioni, e perciò non rinvenibili nella sezione Abruzzo, che hanno dato luogo a provvedimenti di arresti e sequestri: quella sulla mafia dei pascoli ad esempio che ha acclarato la presenza della mafia messinese sui terreni di oltre dieci comuni abruzzesi per la truffa dei fondi europei. Così come non possiamo dimenticare né le indagini recentissime condotte dalla DIA aquilana che hanno portato al sequestro di due milioni e mezzo di euro ad un imprenditore aquilano né quelle della DIA di Napoli che ha sequestrato fabbricati e terreni a Castel di Sangro. A proposito delle inchieste portate avanti dalla DIA di Napoli, e a conferma di come la provincia di L’Aquila sia già da tempo terreno di interesse per le mafie, ricordiamo che nel corso di un’operazione contro il clan di Secondigliano operante anche in Valle Peligna, nel 2017 veniva sequestrato un immobile a Pacentro e la quota societaria di una immobiliare con sede in Villalago.»
Gli esponenti del PD regionale concludono dicendosi «convinti che aver istituito all’interno del PD Abruzzo un dipartimento che tenga conto di questi temi sia un segno di civiltà e consapevolezza, e cogliamo questa occasione per preannunciare una prossima iniziativa proprio nella provincia dell’Aquila con il senatore Franco Mirabelli, componente della Commissione Antimafia, e per chiedere nuovamente al Presidente Marsilio di uscire dal letargo ed affrontare il tema in tutta la sua gravità ed attualità, cominciando come abbiamo già ripetutamente suggerito con il predisporre un apposito protocollo di intesa.»