Con un numero di reati che ha superato il 50% in più dal 2017 al 2018, i crimini legati all’agroalimentare in Italia sono in continua crescita. E l’Abruzzo – regione verde, ricca di produzioni tipiche in ogni settore dell’agroalimentare – non è da meno.
La criminalità riesce ad insinuarsi nella filiera del cibo dalla sua produzione al trasporto, dalla distribuzione alla vendita, dimostrando di essere in grado di adattarsi alla società che evolve e che diventa sempre più tecnologica, ormai si può parlare di ‘mafia 3.0′.
E’ quanto emerge dal sesto ‘Rapporto agromafie’ sui crimini agroalimentari in Italia, elaborato da Eurispes, Coldiretti, Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare, presentato questa mattina all’auditorium della Guardia di Finanza dell’Aquila, in occasione di una vera e propria giornata di studi che ha visto confrontarsi importanti personalità dell’Eurispes, dell’Osservaorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, della Commissione parlamentare antimafia e della Coldiretti. Un fenomeno, quello delle agromafie, che soltanto una buona attività d’indagine può arginare, come spiega il presidente di Coldiretti Ettore Prandini.