Migliaia di studenti – ai quali si aggiungono i docenti e il personale non docente, i genitori e i gestori dei bar e delle copisterie – che si riversano ogni giorno nel polo scolastico di Collesapone, periferia est della città, con il loro carico di macchine, autobus, motorini.
Tante scuole che si concentrano in uno spazio ridotto e che hanno un’unica via di accesso e quindi di fuga in caso di emergenza. Si parla da anni della necessità di dotare la città di un piano di sicurezza, o di emergenza, per quanto riguarda la viabilità dei punti più sensibili e a rischio, come può essere un polo scolastico, ma nonostante il terremoto il piano non esiste ancora. Il Comune con la passata amministrazione stava muovendo i suoi primi passi, in collaborazione con la Sezione di Scienze ambientali – Dipartimento Mesva dell’università dell’Aquila, un percorso per ora sospeso.
L’Aquila si accorge, nel primo giorno di riapertura delle scuole, che è ancora lontana dall’avere assunto una reale cultura della prevenzione. Ossia, quel sapere che cosa fare e come gestire la propria paura quando avviene una calamità come il sisma, ma anche semplicemente un incidente che possa coinvolgere le masse: attuare un piano di prevenzione, fare esercitazioni, imparare a coordinarsi. Queste le priorità, a partire, naturalmente, dal conoscere il piano di protezione civile pubblicato sul sito del Comune dell’Aquila, come spiegano Elio Ursini e Gianluca Ferrini del laboratorio di geologia sismologia e responsabili della protezione di ateneo.