Ieri alle 13 il lodo arbitrale dell’Anac, con la sottoscrizione del giudice arbitro, il presidente Ferruccio Auletta, che fa parte del collegio arbitrale dell’Anac, ha riconosciuto al presidente del Comitato “Difesa dei risparmiatori della Banca Etruria di Pizzoli”, Domenico Ioannucci, la restituzione dell’intera somma investita nei titoli subordinati di Banca Ertruria, riconoscendo tutte le ragioni che l’avvocata Vanna Pizzi ha argomentato nel ricorso.
Una sentenza che si somma alle poche sinora simili in Italia. “Una bella soddisfazione professionale”, commenta la legale, esperta di diritto finanziario e dei consumatori, che segue sin dai primi momenti la vicenda di Banca Etruria, facendosi carico, in particolare, proprio della situazione del Comune di Pizzoli, dove la gran parte dei residenti (decine di persone) aveva un conto nella filiale locale della banca toscana ed è incappata nel caos del decreto “Salva banche”, che bruciò, nel novembre del 2015, centinaia di milioni di euro dei contribuenti italiani, nel giro di una notte.
Tutti pensionati o piccoli imprenditori o professionisti locali quelli beffati nel piccolo Comune dell’Aquilano. Circa una decina coloro che hanno optato per l’arbitrato, mentre gli altri obbligazionisti hanno scelto la via del giudizio penale, che prevede un indennizzo automatico dell’80 per cento dei risparmi persi.
L’avvocata Vanna Pizzi spiega che ci sono altre persone in attesa di ricevere il nodo arbitrale. La remissione ad arbitri è un vero e proprio giudizio, in cui il condannato alla restituzione è il Fondo interbancario, che dovrà – per Domenico Ioannucci in questo caso – restituire, appunto, le somme per intero. Questa sentenza, che in realtà è un vero e proprio lodo, un provvedimento del giudice, ha efficacia esecutiva: se non viene eseguito spontaneamente da parte del Fondo Interbancario, potrebbe essere posto a esecuzione forzata. Molto soddisfatto anche Ioannucci: il suo è in Abruzzo il primo caso di vittoria nel processo per il crac dell’ex Banca Etruria, processo cominciato sei mesi fa ad Arezzo.
Un risultato – quello raggiunto per Ioannucci – molto simile a quello di altri: il presidente del comitato dei risparmiatori di Pizzoli non aveva un profilo di rischio basso, ma un portafoglio più strutturato. Le violazioni nella negoziazione del titolo subordinato di Banca Etruria erano, dunque, particolarmente gravi e avendole individuate con precisione dall’impianto difensivo, il lodo non ha potuto fare altro che prenderne atto.
E’ dunque applicabile anche a casi simili, naturalmente dopo un’analisi approfondita di tutta la documentazione contrattuale – -spiega Pizzi -. Questo mi fa ben sperare perché almeno un paio di altri casi simili tra quelli che ho trattato e che ho depositato all’Anac ci sono.
La restituzione della somma deve avvenire entro il termine massimo di due mesi dalla sentenza, ma in base alla tempistica rispettata in altri casi, potrebbe avvenire anche nel giro di una manciata di giorni. La sentenza non è impugnabile in Cassazione. Restano pendenti ad Arezzo altri procedimenti di natura penale per la questione di Banca Etruria. Inoltre l’arbitrato dà una risposta a tutti coloro che non avevano potuto accedere alla procedura di indennizzo automatico che riconosceva l’80% di quanto perso. In questo caso il risparmiatore ha dovuto aspettare un po’ più di tempo, ma ha ricevuto il ristoro del 100% della somma persa. I risparmiatori titolari di strumenti finanziari subordinati emessi dagli istituti di credito posti in procedura di risoluzione nel novembre del 2015, avevano inoltrato 1.695 istanze al Collegio arbitrale dell’Anac.
Il totale delle somme per le quali è stato chiesto il ristoro è di quasi 80 milioni di euro (si va da un minimo di 516 euro a un massimo di 1 milione e 900mila euro). Il numero maggiore proviene dai risparmiatori di Banca Etruria.