Due fenomeni sismici diversi quello di Muccia, in provincia di Macerata, e quello di Ocre, nell’Aquilano, rispettivamente di magnitudo 4.6 e 3.5 registrati martedì mattina. I sismologi e i geologi lo hanno spiegato più volte. Macerata proviene dallo sciame partito il 24 agosto del 2016, che ha raso al suolo Amatrice, mentre Ocre rientra nella sismicità tipica del territorio abruzzese.
Osservata speciale la faglia attiva dell’Alta Valle dell’Aterno, come spiega il responsabile della sede aquilana dell’Ingv Fabrizio Galadini.
“Mentre il terremoto di Muccia s’inquadra nella sequenza sismica iniziata il 2 agosto del 2016 e che è continuata con decine di migliaia di scosse, tant’è che abbiamo raggiunto le 85mila scosse, e continuerà ancora a lungo. Invece è diverso il terremoto di Ocre, che non s’inquadra nella sequenza sismica recente, rientra invece in una sorta di comportamento tipico di una regione sismicamente attiva. Terremoti come quello di Ocre ci possono essere in qualsiasi parte d’Abruzzo e sono lì a ricordarci che viviamo in una regione con una sismicità costante”.
A essere una sorta di “osservata speciale” è invece la struttura sismogenetica dell’Alta Valle dell’Aterno.
“Osservata speciale come tante altre faglie attive in regione – ribadisce Galadini – ma sappiamo bene che la faglia di Campotosto, il settore più meridionale della faglia della Laga è quella che ha generato i terremoti del 18 gennaio 2017. Non è possibile sostenere che quegli eventi sismici abbiano concluso un percorso sismogenetico che non è prevedibile, ma non si può nemmeno escludere che possano generarsi terremoti. In un futuro che non sappiamo definire quale può essere, domani o fra 100 anni, dato che i terremoti non sono prevedibili, potrebbero generarsi lì altri terremoti. E questo possiamo sostenerlo su basi scientifiche”.
Nella sede Ingv dell’Aquila 15 esperti – geologi, tecnici, sismologi – portano avanti un importante lavoro di ricerca in diversi campi di applicazione, sedendo ogni mese al tavolo tecnico regionale perle microzonazioni sismiche d’Abruzzo. Non soltanto monitoraggio sismico, ma soprattutto sismologia applicata ai problemi che un terremoto potrebbe generare su un territorio: dove costruire e come? E’ l’immenso lavoro che gli esperti portano avanti in tutti i Comuni dei crateri sismici vecchi e nuovi dell’Italia centrale. Da cui nascono le mappe di microzonazione dei Comuni, strumenti imprescindibili per decidere il futuro urbanistico di un territorio, nell’ottica della prevenzione.
“La maggior parte delle attività portate avanti dall’Ingv dell’Aquila ha un carattere applicativo. In sostanza si relazione a questioni legate alla pianificazione dell’uso del territorio, alla progettazione degli edifici sia da costruire ex novo sia da ricostruire. In questo ambito rientra, ad esempio, l’attività a supporto di chi redige le microzonazioni sismiche. Noi come Ingv partecipiamo ai tavoli tecnici della Regione che collaudano e valutano le microzonazioni sismiche, strumenti insostituibili per i Comuni in sede di definizione dei Piani regolatori generali”.
Gli esperti svolgono anche attività per identificare le cosiddette “faglie attive e capaci”, che condizionano le scelte sul territorio in materia di pianificazione e in tema di scelta sul dove costruire e come realizzare e riedificare edifici che precedentemente hanno subito danni dal terremoto. La microzonazione dei Comuni del cratere sismico 2009 (l’elenco è pubblicato sul sito della Protezione civile regionale) s’intreccia con la sequenza sismica del 2016, e infatti i geologi, i fisici e i sismologi dell’Ingv dell’Aquila coprono con il loro lavoro sul campo tutta la fascia appenninica del Centro Italia. I Comuni dovrebbero tenere conto delle mappe emerse dal lavoro degli esperti del tavolo tecnico regionale, intorno al quale siedono anche docenti universitari italiani.
Altre attività svolte dall’Ingv sono le analisi sui cosiddetti “effetti di sito”, ossia l’andamento delle onde sismiche su un dato territorio (quella che in gergo viene definita l’amplificazione dell’onda sismica), importante anch’essa per identificare i luoghi a rischio e dunque non edificabili. Per quanto riguarda il lavoro che i geologi, i sismologi e i ricercatori della sede Ingv dell’Aquila fanno per verificare se in una determinata area ci sono faglie attive e capaci, un esempio recente è la costruzione della nuova scuola materna ed elementare di Celano, costata un milione di euro. Una scuole altamente antisismica e moderna. Gli esperti sono intervenuti con saggi geognostici impegnativi, che hanno previsto sondaggi a carotaggio continuo, giungendo a escludere la presenza di faglie.
Una nota di cronaca: a costruzione avventa, il Genio civile non ha rilasciato immediatamente l’agibilità per la scuola di Celano, in quanto mancava proprio questo sondaggio, in pratica portato a termine su sollecitazione del Genio. E se faglie attive fossero state riscontrate? Avrebbe significato perdere un milione di euro, ma questa è un’altra storia. Oggi la struttura scolastica di Celano è frequentata in perfetta sicurezza dai bambini.
E’ possibile convivere con il terremoto? Per Galadini – che conia il neologismo “desismicizzato“, sulla falsariga del vecchio termine “denuclearizzato” – è possibile. L’ultima sequenza sismica lo dimostra.
“Lo dimostra Norcia: è possibile vivere in abitati che siano a prova di terremoto. Ricordiamo che Norcia è stata epicentro di una scossa di 6.5 (30 ottobre 2016, ndc), il più forte terremoto registrato dal 1987, e di fatto l’edilizia residenziale, storica, è passata indenne al terremoto. Ci sono anche molti altri paesi dell’Umbria che hanno beneficiato della ricostruzione post sequenza sismica del 1987. Questi Comuni dovrebbero fare da modello, da sprone anche per l’Abruzzo, dove ci sono tanti borghi con queste caratteristiche paesaggistiche di rara bellezza”.
I problemi non mancano. Poca attenzione da parte delle istituzioni, della Regione e del Comune, poca interlocuzione tra mondo politico (che poi sono i decisori e i legislatori) verso un istituto che è presidio di prevenzione sismica. E pochi, pochissimi fondi sia dallo Stato, sia dal territorio.
Ed è così che, allo scadere del “Progetto Abruzzo” (sostenuto un anno e mezzo dopo del sisma dal Miur, dal ministero della Ricerca e dall’Ingv nazionale), delle 30 persone assunte all’Aquila e provenienti da tutta Italia e dall’Europa, ne sono rimaste 15. La sede storica dell’Ingv prima del 6 aprile 2009 era all’interno del Castello cinquecentesco; danneggiata dal sisma, con il “Progetto Abruzzo” venne spostata a piazza Duomo, sede abbandonata per gli alti costi in favore di quella in viale Francesco Crispi.
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