A Caramnaico Terme nasce un comitato civico per la riapertura della cattedrale di Santa Maria Maggiore. La ricostruzione ferma per burocrazia, ma i fondi ci sono.
La notte tra il 19 e il 20 gennaio 2017 per una concomitanza di eventi (sisma e neve copiosa) il tetto della cattedrale di Santa Maria Maggiore a Caramanico Terme crollò parzialmente, rendendo l’edificio inagibile. Con un intervento d’urgenza il Mibact dispose lo stanziamento di 260 mila euro per mettere in sicurezza l’edificio, decretato pericolante da un primo sopralluogo dei Vigili del fuoco.
A dicembre del 2017 furono poi stanziati 1,5 milioni di euro con fondi Cipe su indicazione della Regione Abruzzo e dell’allora segretario alla presidenza della Regione con delega alla ricostruzione post sisma 2016-’17 Mario Mazzocca; il finanziamento riguardava il Programma pluriennale Mibact per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale in riferimento al triennio 2018-’20.
Intanto nella primavera del 2018 il Comune, con l’allora sindaco Simone Angelucci, sostituendosi al Mibact, autorizzò i lavori per la copertura provvisoria del tetto dell’edificio, il cui interno stava subendo forti danneggiamenti a causa delle intemperie e dell’incuria dell’uomo.
A oggi la ricostruzione della cattedrale di Santa Maria Maggiore, luogo identitario e simbolico di tutta la comunità di Caramanico Terme, è ferma, nonostante i fondi siano già stati stanziati, perché manca l’autorizzazione del Mibact per la realizzazione del progetto. Per uscire da questo immobilismo si è costituito il comitato civico per la riapertura della chiesa di Santa Maria Maggiore, che sta raccogliendo firme per riportare all’attenzione degli enti preposti la questione della ricostruzione della chiesa madre di Caramanico Terme, prima che il triennio 2018-’20 scada e che venga ritirato il milione e mezzo di euro di fondi del Cipe, stanziati proprio per la cattedrale.