La prevenzione dei danni da terremoti, per l’esperto dell’Enea Maurizio Indirli, è già possibile: la chiave sta nella resilienza degli edifici. L’ingegner Indirli ha firmato il piano di ricostruzione di Arsita.
Quando sotto le macerie ci finiscono vite umane è normale e anche sacrosanto che tutto il resto passi in secondo piano, anche il patrimonio culturale o abitativo più prezioso. Per tutelare tutti, edifici e persone, sarebbe l’ideale imparare a pensarci prima, adottando i principi insiti in una parola tanto semplice quanto ignorata: prevenzione. Ad occuparsi di prevenzione dal rischio sismico e di interventi su edifici importanti, sia dal punto di vista culturale che economico, è Maurizio Indirli, veneto, ricercatore dell’Enea, in Abruzzo per un sopralluogo nei cantieri di Arsita, città per la quale ha firmato il piano di ricostruzione dopo il terremoto del 2009. A Indirli, che da ingegnere si occupa da sempre di prevenzione dei danni sismici, abbiamo chiesto se e come, con le attuali conoscenze e tecnologie, sia possibile difendersi da un terremoto.
“Accade già in California o in Giappone, non è un miracolo. Abbiamo tutte le conoscenze e gli strumenti utili per costruire in maniera antisismica, secondo il concetto chiave della resilienza. In un paese in gran parte sismico e in cui scosse, anche lievi, sono evento quotidiano, non si può continuare a costruire non tenendone conto e a non mettere in sicurezza il patrimonio già esistente”.
Mettere in sicurezza dalle catastrofi naturali gli impianti industriali e nucleari, l’edilizia residenziale e pubblica e le grandi vestigia del passato è un obbligo imprescindibile, tuttavia non tutti i privati cittadini o le amministrazioni pubbliche sembrano essersene accorti: in barba alle cognizioni scientifiche e dimenticando le esperienze drammatiche, si continua a edificare in maniera sbagliata, utilizzando materiali scadenti, cemento “disarmato” o malta troppo blanda, tanto per fare qualche esempio.
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