Il garante dei detenuti dell della Regione Abruzzo, Gianmarco Cifaldi, ha visitato il carcere di Preturo, a L’Aquila. Nella sezione per i detenuti in 41 bis Cifaldi ha raccolto la storia di un boss della camorra.
Nel corso della visita Cifaldi ha riscontrato diverse criticità in tutto il carcere Le Costarelle di Preturo (L’Aquila), le problematiche saranno oggetto di una relazione da consegnare al Consiglio regionale, alla Asl e al Dipartimento amministrazione penitenziaria. Nella sezione riservata ai detenuti in regime di 41 bis sono recluse 120 persone, su una capienza di 80.
La relazione finale che verrà stilata da Cifaldi punta ad individuare un piano per migliorare le condizioni carcerarie. Tra le storie che hanno maggiormente colpito il garante dei detenuti, c’è quella di un boss della camorra che deve scontare il carcere a vita in regime di 41 bis. L’uomo ha incontrato per l’ultima volta da vicino sua figlia, visto che nei prossimi giorni la ragazzina compirà 12 anni, età che le impedisce per legge di vedere il padre se non attraverso la barriera del vetro e parlando al microfono. L’ultimo incontro tra il boss e la figlia si è consumato in seguito all’impegno del neo garante, eletto dal Consiglio regionale nella seduta del 24 luglio scorso.
“L’affettività – ha dichiarato Cifaldi – è uno dei principi che ispirano il mio mandato, infatti sono convinto che le colpe dei padri non debba ricadere sui figli”.
Nel carcere aquilano si registra un importante sovraffollamento, mentre mancano sufficienti aree ricreative e spazi all’aperto. Da migliorare anche lo stato dell’area sanitaria.
Per Cifaldi, sociologo, criminologo e docente dell’Università D’Annunzio di Chieti-Pescara, è stato questo il momento più importante della sua visita nel carcere di massima sicurezza. Alla visita ha partecipato anche l’assessore regionale al Bilancio e al Personale, Guido Quintino Liris. Cifaldi ha avuto numerosi colloqui con detenuti in regime di 41 bis, anche con uno dei responsabili degli omicidi dei giudici Falcone e Borsellino. Anche in questo caso sono state registrate “lamentele in primo luogo relative al fatto che la cella oltre alle sbarre ha una ulteriore griglia metallica che impedisce una corretta circolazione dell’aria in celle che – ha detto il garante – sono sufficientemente decenti'”.
Cifaldi ha anche visitato la sezione riservata ai cosiddetti detenuti comuni che, pagati regolarmente, lavorano all’interno della struttura nel campo della ristorazione e della pulizia.
“Insieme al garante, – ha aggiunto l’assessore Liris – che ringrazio per il suo impegno, abbiamo constatato che si deve intervenire partendo dalle Infrastrutture sanitarie, che dipendono dall’amministrazione della giustizia, sugli operatori che invece sono gestiti dall’azienda sanitaria. E’ stata una esperienza psicologicamente impattante ma che è servita per conoscere meglio uno spaccato delicato e complesso della nostra società”.