Valeria è un’allevatrice di ovini, produce lana e gestisce una piccola bottega di artigianato e prodotti tipici a Santo Stefano di Sessanio. Una di quelle donne che non sta a guardare le unghie smaltate e il tacco alto dieci per sembrare più femminile.
Valeria Gallese si alza all’alba con il marito Ovidio Damiani, accudisce prima i figli e poi pensa alla sua azienda agrozootecnica di Barisciano. Ha una laurea in Veterinaria che ha deciso di spendere mettendo la sua professionalità e il frutto della sua formazione a disposizione di un’azienda di famiglia che di certo non punta a fare reddito, ma a vivere in modo dignitoso, portando avanti uno di quei mestieri che quasi nessuno vuole fare più. E che fatica combattere ogni giorno con le tante difficoltà del settore, l’economia sempre in crisi, i consumi fermi al palo, il peso fiscale che affossa il mondo della piccola imprenditoria.
Come se non bastasse, e come succede ogni anno a Pasqua, deve vedersela insieme a tante altre aziende del comparto da nord a sud del Paese, con i pregiudizi, i luoghi comuni sul consumo della carne di agnello e, in generale, sulla macellazione degli ovini. A convincere Valeria, che è anche vicepresidente dell’associazione Pecunia (costituita da 74 allevatori di pecore, dal Parco nazionale Gran Sasso, dal consorzio “Biella the wool company” di cui fanno parte svariate aziende) a dire la sua facendosi portavoce del pensiero di molti allevatori, sono stati gli ultimi appelli contro il consumo di carne di agnello a Pasqua arrivati in modo trasversale dal mondo politico: dall’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, dalla presidentessa della Camera Laura Boldrini e dall’onorevole Michela Brambilla, che ha addirittura girato un video a favore della lega animalista.
“Sono campagne che ci colpiscono e ci feriscono – dice la giovane allevatrice – ci allontanano dalla classe politica che sempre meno ascolta i nostri bisogni. E soprattutto, allontanano la gente dal concetto di ruralità, stravolgendo la realtà e la natura. Non è corretto, non corrisponde a ciò che avviene in natura trovare, ad esempio, un agnello che pascola sul cemento con due cagnolini di compagnia, come ha mostrato l’onorevole Brambilla”, dice Valeria. “Le pecore, al contrario, pascolano nei pascoli erbosi e verdi del Gran Sasso e delle montagne di tutta Italia, e con loro ci sono i nostri cani pastori abruzzesi che li custodiscono e li difendono dai lupi: questa è la loro vera natura”.
La Brambilla, invece, per Valeria ha “umanizzato” un agnellino, come se fosse un cane.
“La vita di un agnello si svogle all’aria aperta – aggiunge – quello ovino è un allevamento di tipo estensivo e per mangiare devono andare al pascolo, dove il pastore li segue dalla mattina alla sera, con un impatto ambientale minimo”.
Uno sforzo massimo che si fa per passione, eprché si crede nel proprio lavoro, mentre, di contro, l’impegno fiscale e gli obblighi richiesti alle famiglie e ai pastori che stanno dietro alle aziende agricole è grande.
“Puoi scegliere se essere o meno vegano – aggiunge l’allevatrice – ma in questo modo viene colpito un comparto, perché questi appelli non sono inseriti, per esempio, in un ragionamento più ampio e comprovato da spiegazioni scientifiche, ma viene semplicemente cheisto, in modo pregiudiziale, di non comprare carne di agnello. Viene colpito l’allevamento ovino mentre non si effettuano campagne serie e mirate per sensibilizzare verso una sana alimentazione”.