Il nuovo Piano di riordino della sanità di nuovo non ha niente, tranne la firma: ne è convinto l’ex assessore regionale Silvio Paolucci, che rivendica le scelte ora confermate nell’attuale impostazione della Regione Abruzzo.
Aspettando domani, quando il Piano sanitario abruzzese verrà presentato a Roma, al Tavolo nazionale di monitoraggio, in Abruzzo si riaccende il dibattito politico sul progetto anticipato dall’assessore regionale Nicoletta Verì e definito “riciclato” dall’opposizione.
“Il Piano targato Verì – dice Silvio Paolucci – ricalca al 97% quello della precedente giunta di centrosinistra, con alcuni adeguamenti per Penne e Popoli che però saranno in vigore solo fino al 2021. Anche sui Dea di secondo livello Chieti-Pescara e L’Aquila-Teramo (dipartimento emergenza e accettazione, ossia i super ospedali altamente specializzati) lo schema è lo stesso. Mi chiedo dove siano finite tutte le proteste del centro destra contro le scelte fatte da noi, che d’altra parte recepivano obbligatoriamente la normativa nazionale”.
La sostanziale conferma del piano è stata accolta positivamente anche dal Comitato Civico Salute pubblica di Chieti. Il presidente del comitato, Walter Palumbo, a proposito della fusione-integrazione di Pescara e Chieti, il cui Dea di secondo livello darebbe vita ad un super ospedale, parla di “soluzione auspicata, fuori da ogni incomprensibile campanilismo”.
Che i Piani si somiglino lo pensa anche il vicepresidente del consiglio regionale, il pentastellato Domenico Pettinari, secondo il quale però questa non è affatto una buona notizia, visto che le criticità del documento stilato dal centrosinistra non risultano affatto eliminate da quello che sta per presentare l’attuale amministrazione regionale.