“Mi fa orrore vedere che in giro non c’è voglia di giustizia, ma di vendetta. Fuori la città brucia, e lo dico da sindaco”.
Sono le parole di Marco Alessandrini, primo cittadino di Pescara, al Palazzo di Giustizia di Milano dove si è tenuta una commemorazione in ricordo di magistrati assassinati, tra cui suo padre Emilio, ucciso durante gli Anni di Piombo. Con lui, anche il consigliere della sezione penale della Corte d’Appello del capoluogo lombardo Alessandra Galli, figlia di Guido, assassinato il 19 marzo del 1980, un anno dopo l’omicidio di Alessandrini. Nell’atrio di fronte all’aula magna del Tribunale milanese è stata allestita un’esposizione dedicata ai magistrati uccisi dalla mafia e dal terrorismo, da Rocco Chinnici a Bruno Caccia, da Giovanni Falcone a Paolo Borsellino. Alessandrini, che ha perso il padre quando aveva solo 8 anni, ha detto:
“Ho patito un vuoto, una perdita, ma credo che la risposta all’ingiustizia non sia la vendetta. Sono un uomo delle istituzioni e credo nelle regole della giustizia, anche se imperfette. Perché senza di loro, c’è solo la barbarie”. In un’aula gremita, in cui ha voluto essere presente anche il vicepresidente del Csm, David Ermini, Alessandra Galli ha raccontato che era appena ventenne e studiava giurisprudenza quando suo padre fu assassinato fuori da un’aula della Statale di Milano. “Quando ho sentito che era successo qualcosa al primo piano, sono corsa giù, già convinta che fosse capitato qualcosa a mio padre. Poi l’ho visto per terra, nel corridoio. Da quel giorno la mia vita ha cambiato rotta”, ha raccontato. Galli ha parlato poi della legge con cui, nel 1987, furono stabiliti lo sconto di pena e altri benefici per coloro che si erano dissociati dai gruppi terroristici: “Forse non abbiamo avuto giustizia, ma abbiamo perdonato lo Stato. Perché se quella legge è servita a uscire da un periodo di terrore che ha provocato morti e feriti, di certo quella era la strada giusta”.