Il deputato teramano Fabio Berardini dal M5S passa al gruppo Misto dopo voto sul Mes.
“Noi 13 deputati che abbiamo votato coerentemente con il nostro programma elettorale siamo stati minacciati di espulsione ed emarginati. Il clima è diventato talmente tossico che non mi riconosco più in questa forza politica”.
Così in un messaggio il deputato Fabio Berardini che ha lasciato il gruppo M5s per trasferirsi al Misto in dissenso sulla riforma del Mes. Berardini assicura tuttavia che andrà “avanti come sempre”:
“Sosterrò il Presidente Giuseppe Conte e continuerò a lottare per portare avanti tutte le battaglie che ho intrapreso: sanità pubblica, massima trasparenza della pubblica amministrazione, lotta agli sprechi, diritto ad un ambiente sano, No al Mes, lotta per la massima occupazione e diritti sociali”. “Ieri si è consumato il colpo di grazia: dopo aver scritto nero su bianco sul programma elettorale ‘Smantellamento del MES’ viene approvata una riforma (peggiorativa) di questo istituto. È ovvio che i vertici del M5S si sono calati completamente le braghe pur di mantenere la propria poltrona” aggiunge Berardini che in un passaggio, in un suo lungo post per spiegare le ragioni del suo addio al Movimento, fa anche alcune precisazioni sulle sue rendicontazioni, argomento di solito al centro delle polemiche quando si verifica un cambio di casacca. “Non basta tagliarsi lo stipendio per dimostrare di essere validi e coerenti. Io stesso ho sempre rispettato questa regola del Movimento 5 Stelle fino a quando donavamo parte del nostro stipendio al Microcredito gestito dallo Stato. Successivamente, però, questa regola è stata cambiata e ci hanno imposto di versare le somme ad un comitato privato e ad una banca privata. Ci sono milioni di euro che restano fermi su un conto corrente privato e non si capisce bene chi e quando dispone i bonifici. I soldi, invece, andavano utilizzati per una struttura a supporto dei territori e dei cittadini italiani” spiega Berardini che conclude: “Ho sempre fatto beneficienza e la continuerò a farla senza sbandierala ai quattro venti”.
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