“Eroi coraggiosi, che passeranno negli annali della storia ‘alta’ dell’Italia perché sono morti per svolgere il loro lavoro fino al sacrificio di se stessi”.
Le parole dell’arcivescovo dell’Aquila Giuseppe Petrocchi risuonano nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio colma nel giorno della commemorazione della strage dell’elisoccorso, avvenuta esattamente un anno fa durante le operazioni di soccorso a un ferito sulle piste da sci di Campo Felice. Era il 24 gennaio 2017, la notizia dello schianto dell’elicottero del 118 e la morte del medico Walter Bucci, dell’infermiere Giuseppe Serpetti, del tecnico di bordo Mario Matrella, del tecnico del soccorso alpino Davide De Carolis, del pilota Gianmarco Zavoli (e dello sciatore infortunato, Ettore Palanca) lasciò attonita la città e tutto il Paese. Erano quelli i giorni in cui si cercava ancora di strappare dall’isolamento i borghi dell’entroterra stretti nella morsa del maltempo, erano i giorni del terremoto e della tragedia dell’hotel Rigopiano. Sembrava che una maledizione si fosse abbattuta sull’Abruzzo. La morte dei medici e dei soccorritori è stata ricordata così, con una messa commemorativa, alla quale hanno partecipato i soccorritori del 118, quelli del Soccorso Alpino e Speleologico, i volontari della Protezione civile, i rappresentanti della Asl e delle istituzioni locali, stretti intorno al dolore dei familiari e degli amici.
Una cerimonia carica di commozione in cui il vescovo Petrocchi ha avuto un pensiero particolare per i figli dei soccorritori: “Non hanno più un padre da abbracciare – ha detto il vescovo – ma potranno ricordarli con orgoglio, mentre noi diciamo grazie al loro coraggio e alla loro dedizione”. L’intera giornata di oggi è dedicata al ricordo dei cinque soccorritori, una giornata cominciata con la benedizione del fontanile del Monte Cefalone, dove avvenne lo schianto, e che si concluderà con un convegno sull’emergenza sanitaria e la una fiaccolata a Campo Felice.
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