A breve impiegherà una trentina di ricercatori nel campo dell’alta tecnologia legata alle telecomunicazioni, all’internet del futuro, il cosiddetto “internet delle cose”, quello che ha ricadute sulla vita di tutti i giorni, sullo scambio di dati e informazioni nel campo medico, accademico, farmacologico, ospedaliero, dell’automotive, e così via.
Un piccolo centro di ricerca è vero, quello che sta per diventare realtà e che vede in partnership l’università dell’Aquila e il colosso cinese Zte, che raccoglierà una grande mole d’investimenti dedicati a un unico contesto e a soli trenta ricercatori. Mentre all’Aquila – e questa è la sollecitazione che arriva dal mondo produttivo e dai sindacati preoccupati per la profonda crisi occupazionale che investe il territorio da 20 anni – ci sarebbe bisogno di creare posti di lavoro e aprire fabbriche.
Ma il Joint Innovation Center della cinese Zte, un centro di ricerca e innovazione focalizzato sulle evoluzioni tecnologiche del futuro e giunto all’Aquila grazie all’attività del manager aquilano che ha puntato sull’attrazione d’impresa nel tecnopolo d’Abruzzo, Alberto Leonardis, – aprirà nuovi scenari occupazionali in un futuro non troppo lontano. Ne è convinto il direttore generale dell’Università dell’Aquila Pietro Di Benedetto.