Il consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Fabrizio Rapposelli, in qualità di presidente della Commissione Politiche dell’Istruzione al Comune di Pescara, alla luce della notizia emersa oggi sulla stampa in merito alla “bocciatura” del pranzo da casa da parte della Corte di Cassazione, precisa quanto segue.
“Va intanto puntualizzata la questione di diritto. La sentenza della Corte Suprema non dice semplicemente no al panino da casa , ma nega il diritto soggettivo, precedentemente riconosciuto dalla Corte d’Appello di Torino, dei genitori di far portare il cibo ai propri figli frequentanti scuole a tempo pieno.
“Ribadisce, invece, la piena autonomia nonché discrezionalità di scelta in capo ai singoli dirigenti di ogni istituto scolastico. Pertanto, pur riconoscendo ai genitori la facoltà di partecipare al processo decisionale delle scuole nell’ambito dei consigli d’istituto , la scelta ultima circa l’opportunità o meno di consentire il pasto da casa, compete esclusivamente ai dirigenti stessi. Va da sé che i Comuni non hanno alcuna autorità in materia, se non quella di un approfondito confronto con i dirigenti scolastici ai fini del raggiungimento della miglior decisione per i nostri alunni. Immediatamente dopo l’uscita della succitata sentenza, infatti, ho convocato ben 2 Commissioni, ma evidentemente ciò non è bastato a scongiurare un provvedimento a mio avviso frettoloso e lesivo per genitori e studenti. A questi ultimi, infatti, verrebbe negato quell’importante momento di aggregazione che è rappresentato proprio dal pranzo a scuola. La stessa sentenza della Corte di Cassazione si sofferma ampiamente sul momento educativo/socializzante del pranzo consumato insieme ai propri coetanei che, invece, con l’applicazione rigida di questo deliberato verrebbe completamente danneggiato. Lo scorso anno alcuni dirigenti degli istituti comprensivi, proprio con l’obiettivo di salvaguardare la preziosa funzione didattica del pranzo condiviso hanno predisposto, con grande senso di responsabilità ed in virtù del principio dell’autonomia scolastica e della conseguente discrezionalità a loro riconosciuta, un’organizzazione tra le insegnanti tale da garantire agli alunni anche questo momento di grande valore sociale. Per non parlare dei notevoli disagi a cui saranno sottoposti i numerosi genitori che lavorano e che non hanno dunque la possibilità di riprendere i propri figli per farli pranzare a casa per poi riportarli a scuola per le lezioni pomeridiane. Difficoltà di non facile soluzione in considerazione del fatto che il provvedimento non riguarda solo il breve periodo tra l’inizio dell’anno scolastico e l’attivazione del servizio mensa, ma l’intero anno didattico. Diversamente un maggior approfondimento di un così delicato tema , anche all’esito della scadenza dei termini per la richiesta di mensa per il tempo pieno, potrebbe indurre i dirigenti scolastici ad una decisione differente, caso per caso nell’ambito della facoltà che la legge attribuisce loro in forza del principio dell’autonomia scolastica” .